| Affanno, respirava con fatica, la corsa l'aveva stancata ma non aveva avuto altre scelte. Aveva fatto una vera e propria bravata, non tanto nel fatto in sé, ormai razziare era argomento naturale delle sue giornate, quanto fallire nell'intento di rubare e scappare senza nemmeno essere vista. Un fallimento che era costato la vita di molte persone. Si sa, quando l'essere umano si trova in difficoltà reagisce di impulso e nel momento in cui si ritrova a dover lottare tra la vita e la morte, sceglie sempre di offrire alla morte l'anima del nemico. Questioni di sopravvivenza, anche se non lo si volesse, anche la persona più buona al mondo, se dovesse decidere se morire o vivere, ucciderebbe pur di salvarsi. Un paradosso, far perdere la vita per salvarne altra, un concetto tuttavia coerente e giustificabile per l'essere umano. Non per Lily. Sì aveva già ucciso altre volte, ma l'aveva fatto con vera intenzione, per uno scopo preciso, non per errore. La differenza tra l'omicidio e la lotta per la sopravvivenza consisteva nell'errore, quel passo falso che faceva diventare la difesa giustificabile un assassinio crudele. Quel giorno si sentiva di aver appena compiuto un omicidio. Si guardò attorno spaventata, temeva che qualcuno la stesse seguendo, e fece qualche passo verso una roccia di medie dimensioni, abbastanza grande da potersi coprire bene dalla sabbia alzata dal vento. Scivolò lungo la superficie levigata del masso e fece un profondo respiro. I suoi muscoli si erano all'improvviso appesantiti, tutto il suo corpo sembrava non voler più rispondere a nessun comando. Si sentiva stanca, spossata e gli occhi fissavano il vuoto nella foschia di sabbia dinanzi a lei. Le condizioni climatiche del Mojave l'avevano costretta a vendere la sua amata pelliccia per abiti più leggeri e protezioni adeguate per il deserto. Indossava una maglia a girocollo dalle maniche strappate fino alle spalle, sopra di essa aveva messo una maglia a rete nera stracciata in alcuni punti; al collo portava una grossa sciarpa di tessuto leggero dai colori spenti e smunti, essa le copriva anche il volto, compreso il naso. Sugli occhi invece aveva un paio di occhialoni da aviatore rubati qualche giorno prima, come anche i pantaloni grigi e sgualciti, gli scarponi - unici in buono stato - e un paio di ginocchiere abbastanza consumate. Aveva avuto anche un'arma fino a poco tempo fa, una pistola, ma l'aveva lasciata sul luogo del fatto. Ebbe l'istinto di togliersi gli occhiali ma si fermò in tempo, con la sabbia che vorticava sulla sua testa non sarebbe stato il caso di levarli, aveva già avuto una volta dei problemi di vista per colpa di quelle perturbazioni. La sabbia si era fatta più fitta, oscurava come nebbia rossastra la via dinanzi a Lily. Decise così di non muoversi per il momento, quel piccolo ma buono riparo che si era trovata andava più che bene, non poteva rischiare di esporsi alle intemperie, poteva arrivarle qualsiasi cosa addosso e sarebbe potuta anche essere ferita da oggetti vaganti nel vento. Non aveva nient'altro da fare se non attendere che la sabbia nell'aria diminuisse, provò così a tastare nella sua sacca ed estrasse un piccolo quadernetto dalla copertina viola un po' scolorata. La aprì, prese un pezzo di grafite da una piccola tasca che aveva cucito all'interno del sacco e provò a scrivere. Non era nelle condizioni migliori per farlo, la ferita al braccio si faceva sentire ma di luce ce n'era abbastanza, fino a pochi passi attorno a sè riusciva a vedere e per rimediare alla sabbia si accucciò su se stessa in maniera da coprire il più possibile il quadernetto.
" Cara Liz, Ho fatto un casino.. "
Domenica 25 Novembre 2290
Una giornata come tante altre, una dannata mattinata passata a camminare in mezzo al canyon a poche miglia da Primm. Tosh camminava davanti al gruppo, gli altri erano dietro di lui e barcollavano lievemente. Li guardò, erano cinque disgraziati come lui, due ragazze e tre uomini tra i quali ve n'era uno di cui non si fidava molto. L'avevano raccolto alcuni giorni addietro e non aveva fatto altro che dare problemi. Aveva chiesto in una taverna dove si erano fermati chi si stava dirigendo a Primm. Aveva per forza bisogno di compagni, viaggiare da soli nella zona contaminata era un vero e proprio suicidio. C'era chi lo faceva e se la cavava, fortunatamente da quando Tosh era partito alcuni mesi fa non aveva incontrato nessuno di loro, non erano mai individui amichevoli ed erano veramente tanto pericolosi. < Tosh, per favore, dobbiamo fermarci un attimo, Katy sta per vomitare l'anima dallo sforzo. > < Cait ha ragione, stiamo camminando da ventiquattro ore! Perché tutta questa fretta? > Tosh guardò dinanzi a sé con aria pensierosa, dovevano raggiungere a tutti i costi Primm entro poco. Lui aveva il grosso zaino con le provviste e le conteggiava, sapeva che stavano finendo e non come solitamente faceva credere agli altri per farli muovere un po' il culo, stavano veramente esaurendo. < Avanti ragazzi, ancora qualche sforzo, tra qualche minuto ci riposiamo. > Tosh tentò di incitarli, ma con scarso successo. Katy crollò sulle ginocchia ansimando e Cait si fermò per soccorrerla. Rick, il ragazzo che aveva parlato prima, afferrò con decisione un braccio di Tosh e lo strattonò, per esortarlo a fermarsi. < Dannazione Tosh! Abbiamo fatto un sacco di strada assieme, tutti quanti insieme, tutti! Katy ha bisogno di riposo! Cosa diavolo hai in testa ora? Dobbiamo fermarci! O vuoi farla morire? > Urlò con determinatezza il giovane. Seguì un attimo di silenzio, gli occhi stupiti di Tosh incrociarono a lungo quelli di Rick, vide in essi rabbia e disperazione e si rese conto soltanto in quel momento di non aver pensato più ai suoi compagni per più di ventiquattro ore. Li aveva fatti tirare avanti come bestie, soltanto perché pensava che per metterli al sicuro servisse raggiungere Primm a tutti i costi, ora Katy stava svenendo per mancanza di forze. < Scusa Rick. > Non seppe cos'altro dire, lui non aveva il carattere forte e determinato per essere il capo, semplicemente era il leader perché sapeva essere gentile e premuroso con tutti, chiunque avesse viaggiato con lui si sarebbe sentito protetto. Tosh era, tra l'altro, un uomo abbastanza robusto, con i suoi quasi due metri di altezza e una massa muscolare che faceva impressione, lo si poteva chiamare veramente "il gigante buono". Corse da Katy, si inginocchiò e poggiò il grosso zaino a terra, estrasse un contenitore di liquidi, lo agitò e lo bucò con una cannuccia, porgendola alla bocca della ragazza. Katy, in stato semi confusionale, bevve sforzandosi. Poche sorsate dopo sentì già il corpo rinvigorirsi e la mente tornò lucida, reclamando per l'organismo sali minerali e altra acqua. Ingurgitò a grandi sorsate la bibita energizzante, afferrando quasi spasmodicamente il recipiente. Tosh lasciò la presa, attese che Katy finisse e buttasse il recipiente non riutilizzabile per terra. < Come ti senti? > Chiese Tosh, con un'aria di colpevolezza sul volto. Katy lo guardò, dapprima sembrò infuriata con l'uomo, poi sorrise e si rialzò, scuotendo le gambe come per rivitalizzarle. < Sto meglio Tosh, grazie. > Disse. Non voleva fargli pesare l'accaduto, dal suo sguardo sembrava che avesse capito il suo errore e dopotutto non aveva mai fatto una cosa del genere prima . Lei capiva che erano vicini a Primm e che dopo settimane e settimane, per Tosh mesi, erano quasi finalmente arrivati a destinazione, forse questa situazione gli aveva dato un po' alla testa. Ci fu un attimo di silenzio, poi Tosh guardò tutti, stavano aspettando che dicesse qualcosa. < Mi dispiace ragazzi, vi ho fatto sgobbare pensando che Primm fosse più vicina. > Disse infine. < Oh te ne sei accorto finalmente! > Jayce parlò, proprio colui che a Tosh non piaceva. Fece finta di non averlo sentito, il suo tono era provocatorio, forse voleva tentare di farlo errare ancora, metterlo contro tutti gli altri, non ci sarebbe cascato. < Jayce, mi spiace. Non hai potuto conoscermi bene come hanno fatto gli altri, questo è stato un momento, farò più attenzione la prossima volta. > Replicò il gigante buono, il tono e la postura segnalavano tranquillità, ma lo sguardo fermo trasmetteva comando. Jayce guardò gli altri, tutti sembravano, perlomeno a prima vista, appoggiare Tosh, così non disse altro, si limitò a scrollare le spalle e fece qualche passo distante dal gruppo. Gli altri si scambiarono degli sguardi a vicenda, erano tutti timorosi del nuovo membro, sembrava una persona di cui non potersi fidare. Tosh fu rassicurato da quell'evento, aveva capito che tutti la pensavano come lui e, cosa più importante, si fidavano molto di lui, tanto da non approfittarne come fece Jayce. < Ok, ragazzi accampiamoci qui nelle vicinanze e.. > Tosh si fermò un attimo e guardò l'orizzonte. C'era qualcosa di strano nella sua linea, qualcosa di nebuloso. < ..e dobbiamo fare in fretta, deve essere un posto anche ben riparato. > Concluse. Si affrettò a chiudere lo zaino e se lo rimise in spalle, gli altri imbracciarono le loro armi da fuoco temendo che il nemico potesse essere un branco di predoni o altre persone poco amichevoli. < Cosa hai visto Tosh? > Chiese Rick. Qualcuno avanzò infine quella domanda e attese un po' prima della risposta, nel mentre Tosh si stava guardando attorno. Il gruppo era teso, anche Jayce. < Una tempesta di sabbia. Il vento che si è alzato stamattina doveva essere l'annuncio del suo arrivo. Dobbiamo darci una mossa. > Rispose infine Tosh. Il gruppo allentò la presa sulle armi, sollevati dalla risposta del leader ma allo stesso tempo colti da una nuova ansia. Cominciarono così a muoversi rapidamente seguendo Tosh, che ne approfittò per avvicinarsi ancora un po' a Primm. < Di là! C'è una conca naturale, sembra una piccola grotta. Tirate fuori le armi, potrebbero servire. > Esclamò Tosh, impugnando il suo grosso machete. Il gruppo costeggiò uno dei pendii che portava dolcemente al piano sottostante. Quel rifugio sembrava fatto appositamente per situazioni di quel tipo, una grossa impronta a zoccolo nella roccia e nella sabbia, protetta da una breve sporgenza che fungeva da tetto e una rientranza di due o tre metri di forma circolare. Non vi era nessuno già ivi nascosto, potevano tranquillamente sistemarsi. Tosh fece da guardia alla cima del rifugio, mentre il ragazzo che finora non aveva parlato stava pattugliando qualche metro più distante dalla larga entrata del rifugio. Tosh si chiedeva come mai non avesse voluto nessun'arma, avevano ancora un mitragliatore con loro, eppure il misterioso ragazzo preferiva la sua pistola e quella sorta di balestra scassata e inutilizzabile che si portava dietro. Ora che ci stava pensando, non aveva nemmeno mai visto quel tizio in faccia, sapeva soltanto che aveva i capelli lunghi e di un colore blu molto insolito. Riteneva che fossero tinti, ma non scolorivano mai. La voce poi..aveva un qualcosa di femminile, forse per quello preferiva non parlare mai, magari se ne vergognava. < Bah, prima o poi dovrò parlarci bene con quello. > Mormorò Tosh mentre osservava la persona interessata camminare e guardarsi attorno, poi si occupò della sua mansione.
Il ragazzo si fermò per un attimo e osservò la figura di Tosh sparire dietro all'altura. " Possibile che sia proprio così scemo? " Pensò. Dopotutto era riuscito a tenere nascosta la sua identità per settimane. Quel Tosh era veramente un bonaccione e non faceva nulla per non dimostrarlo, mentre gli altri del gruppo si vedeva chiaramente che dipendevano da lui, come bravi cagnolini che non sanno dove andare senza guida. Non avevano una loro propria coscienza di ciò che li capitava intorno, infatti nessuno di loro si era incuriosito di lui, soltanto Jayce sembrava essere un pericolo per la sua aura di mistero. In qualche modo doveva rubare quelle scorte di bibite energizzanti dallo zaino di Tosh, aveva visto più volte da dove le tirasse fuori e aveva notato che non cambiava mai posto per esse, molto stupido. Chiunque poteva approfittarne, però bisognava trovare il modo giusto per farlo. Non aveva ancora utilizzato le sue abilità fisiche, secondo loro era un semplice umano. Poteva sfruttarle per recuperare rapidamente qualcuno di quei contenitori e sparire con la stessa velocità, aveva però bisogno di un diversivo. Quel rifugio e la tempesta in arrivo potevano essere utili. Qualcuno sarebbe potuto arrivare e attaccarli oppure..avrebbe potuto simulare lei uno scontro. Molto complesso, ma per quanto erano idioti quelli ci sarebbero cascati in pieno. Avrebbe soltanto dovuto allontanarsi abbastanza da non essere vista, urlare disperata, sparare colpi a caso e poi usare quella granata che aveva rubato qualche giorno fa a un gruppo di viandanti che incontrarono per fare più baccano. Poi avrebbe potenziato le gambe per correre rapidamente, fare un giro sparando ancora (l'eco avrebbe potuto diffondere il suono), fiondarsi sui pacchi e sparire, direzione Primm. Una volta giunto lì avrebbe dovuto cambiare vestiti per non apparire riconoscibile nel caso avessero continuato per quella destinazione, ma a ciò avrebbe pensato dopo. " Ok, non resta che agire Lily." Lily impugnò la pistola. Sparò un colpo. Urlò chiedendo aiuto. Sparò altri due colpi, un secondo dopo sparò il terzo. Rick si allarmò e chiamò Tosh, egli corse di sotto senza porre attenzione se non per il rifugio. Tutti presero le loro armi e cominciarono a correre verso la direzione degli spari. Lily si spostò, sparò di nuovo e urlò ancora. Corse verso un lato sparando altri due colpi. La trappola stava funzionando. Ora serviva il tocco finale. Arrestò la sua corsa, sparò un colpo in aria e un colpo verso il gruppo, il quale sfiorò la nuca di Rick. Raccolse la granata dalla tasca, la innescò e, potenziando la forza del braccio, la lanciò lontano, facendola scoppiare a diversi metri sopra le teste dei soccorritori. Tutti si buttarono a terra, sentì che qualcuno era stato ferito, forse Cait. Sparò i colpi rimanenti durante la corsa verso il rifugio, buttò poi la pistola e scattò in direzione dello zaino. Giunta a destinazione, con la forza incrementata strappò la tasca anteriore dello zaino, aprì la sua sacca e ci infilò dentro tre contenitori, tutti quelli che erano rimasti. Si mise la sacca in spalle e si voltò, improvvisamente si arrestò.
< Sapevo che non bisognava fidarsi di te. > Jayce stava sorridendo malignamente, sembrava soddisfatto di non essere caduto in trappola come gli altri. Puntava contro Lily una revolver di grosso calibro. La ragazza alzò le mani istintivamente, il cuore le stava battendo all'impazzata mentre la rabbia le consumava l'animo. Aveva dimenticato che Jayce non era stupido e si era appena fatta fregare. Era stato più furbo. " Merda! " Pensò ed escogitò il da farsi. Mentre Jayce parlava a vanvera riguardo quanto fosse intelligente, Lily scattò come un fulmine, balzando sulla sabbia, e raggiunse l'uomo armato in pochi secondi. Colpì con un taglio di mano la pistola e la fece volare lontano dai due. In quel momento Jayce le sferrò un pugno, la atterrò sedendosi sopra di lei ed estrasse un coltellaccio. Lily urlò per la rabbia, il dolore e la paura per l'arma da taglio. Cosa poteva fare ora ? Non aveva scelte, soltanto una soluzione. Jayce affondò con l'arma bianca, Lily pose il suo avambraccio sinistro come scudo. La lama si conficcò nella carne e la passò da parte a parte, riscontrando però una forte resistenza da parte del bicipite; nonostante ci avesse messo tutta la sua forza, Jayce non era riuscito a piegare quell'esile braccio. A vederlo bene, sembrava essersi improvvisamente ingrossato. Lily urlò nuovamente, non per la ferita, ma per il dolore causato dalla mutazione che impose al suo pugno destro, trasformandolo in una distorta e robusta lama apparentemente in osso; questo dolore rendeva quell'altro pari a uno spillo che punge un dito. Il pugno mutato scattò e la lama trafisse il torace dell'uomo, il braccio si ferì lievemente a causa di alcune costole rotte quando Lily estrasse l'arma. Strinse i denti, vide lo sguardo sorpreso dell'uomo contorcersi nell'agonia, lo spostò brutalmente da dosso, si alzò barcollando e cominciò a correre spasmodicamente verso Primm. La tempesta stava per arrivare. …
" Per un mio errore ho dovuto ucciderlo per salvarmi. Se le mie ferite si rimargineranno senza lasciare cicatrici, lui rimarrà nel mio cuore come monito. Una brutta nota rossa nella mia vita. "
Il braccio sinistro faceva tanto male ora, mentre la mano destra era tornata a posto e con essa anche i graffi e le ferite sul rispettivo braccio, tutto lavato con il ripristino della mutazione. Si sentiva lo stomaco in subbuglio, aveva usato troppo i suoi "poteri", non poteva rigenerare del tutto anche l'altro taglio, era terribilmente profondo. Si limitò a fermarne il sangue e riassemblare i tessuti più profondi. In seguito ripose il quadernetto e la grafite nel sacco, prese uno dei kit medici che possedeva e lo usò per disinfettarsi e cucire la ferita da entrambi i tagli, per diminuire l'ampiezza della ferita. Poi fasciò la ferita con una garza disinfettata a dovere, la fissò con gli specifici elastici e mise sopra la retina compresa nel kit prima di srotolare la manica a rete nera della maglia.
La tempesta si acquietò qualche minuto dopo, dando la possibilità a Lily di alzarsi serenamente e di incamminarsi per Primm. Ancora poche ore e sarebbe arrivata a destinazione. In quel momento avrebbe voluto riflettere su ciò che era successo, ma era stanca, il braccio pulsava dolorosamente e doveva raggiungere la destinazione prima del gruppo che si era appena lasciata alle spalle. Era quasi tardo pomeriggio, il sole stava calando verso ovest. Un sole che non aveva ancora portato niente di buono quel giorno.
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