Fallout Forum

The Asgard Project Chronicles I, Under the Paris Skies

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 27/4/2012, 19:42     +1   -1
Avatar

Hic iacet Arthurus, Rex quondam Rex futurus.

Group:
Member
Posts:
7,199
Karma:
0
Location:
Castellammare di Stabia

Status:


Bren

Parigi, Crystal Palace, 11 Marzo 2277, mezzogiorno.

Bren scese dal Vertibird con un salto e si guardò intorno, non c'era nessuno, solo macerie. Il Vertibird si alzò in volo e partì per ritornare alla Strauss. "Bastardi crucchi, che possiate andare tutti all'inferno!"
Pensò Bren, e automaticamente, mise la mano sul collo, dove si era ustionato "Vecchio idiota di un Feldmaresciallo, o come diavolo si chiama, mi vendicherò prima o poi...".
Dopo essersi sfogato mentalmente, Bren alzò il cappuccio "Devo uccidere un certo Jerome, il vecchio mi ha detto che è il capo della Resistancè, quindi devo dirigermi a Notre Dame". Pensando questo, si inginocchiò e fece l'inventario, aveva poca roba: quei tedeschi si erano presi quasi tutte le scorte di cibo ed avevano buttato in mare la testa dal valore di 1500 tappi...
"Dovrò ritornare a fare rapporto al mio Maestro, quei tedeschi la pagheranno cara" Bren si incamminò verso Notre Dame, imbracciando il suo 70/90.
Mentre camminava, gli vennero in mente i ricordi di quando era piccolo, da quando i propri genitori lo avevano abbandonato fino all'iniziazione. Chissà dove si trovava Chaill, era stato mandato in Italia per una missione a lui sconosciuta...
Mentre ricordava il passato, Bren notò un rattotalpa che mangiava un altro rattotalpa "Cibo!" però non poteva permettersi di sprecare munizioni "Lo prenderò a sassate, tanto le pietre non scarseggiano." Detto fatto: Bren prese una pietra da terra e la lanciò con tutta la forza sulla testa del rattotalpa e si nascose dientro un grosso masso. L'animale, ancora frastornato, si diresse verso la provenienza della pietra, così superò il masso dietro cui si era nascosto Bren, il quale, sempre armato di una pietra, saltò addosso al rattotalpa, colpendolo ripetutamente sulla testa. Bren si imbrattò completamente di sangue, ma almeno il rattotalpa era morto "Adoro questa tattica, è così vecchia che funziona sempre, ora vediamo di prenderci un pò di carne..." Bren prese il pugnale ed iniziò a prendere le carni dell'animale "Meglio lasciar perdere l'altro rattotalpa morto, potrebbe avere malattie" Bren guardò verso le carni che aveva preso "Del resto anche queste potrebbero avere dei virus, ma poco importa, SONO RICCHE DI PROTEINE! Almeno spero..." pensato questo, Bren addento la carne appena raccolta, di certo non era carne di bramino, ma era meglio di niente, del resto dove lo trovi un bramino? "Ok, zaino in spalla, che si cammina" ma non fece neanche tre passi che senti una pattuglia dell'AoR "Odio le pattuglie, però stavolta li ammazzo, magari hanno qualcosa di interessante, devo raggiungere un luogo alto" Così Bren entro in un edificio abbastanza intatto, apparte qualche crepa. "Setacciamo un pò questo posto, potrei trovare qualcosa di utile" entrò nella prima stanza a destra, era una cucina prebellica. Bren aprì istintivamente il frigorifero, all'interno c'erano degli scheletri umani congelati "O questa è una casa di un serial killer prebellico, o questo qua dentro è un idiota che si rifugia in un frigorifero in funzione" Bren richiuse il frigorifero ed aprì la credenza, che si trovava sopra il frigorifero "Granate?" Bren prese una granata e la esaminò con attenzione "Probabilmente sono delle M26, beh poco importa, l'importante è che funzionino" Prese tutte le granate che c'erano, ovvero 3, e li attaccò alla cintura. "Ottimo, cerchiamo altro" ma in cucina non c'era più niente di utile, "Ok, nient'altro, ora saliamo sul tetto". Bren uscì dalla cucina e salì le scale, che questa volta erano intatte. Salito sul tetto, diede un occhiata nei dintorni, i tre idioti dell'AoR stavano esaminando il corpo del rattotalpa che aveva ucciso. "Posso ammazzarli tutti e tre con una sola granata, proviamo..." Bren prese la granata, levò la sicura e la lanciò verso la pattuglia, la granata rotolò sotto i piedi di un soldato che urlò < Che diavo...> non ebbe il tempo per finire la frase che la granata esplose. I soldati dell'AoR vennero sbalzati via. "Appena ritorno al QG della Setta devo assolutamente prendere altre granate, mi saranno utili". Bren scese velocemente le scale ed uscì dalla casa, davanti alla porta d'ingresso c'era una gamba di un soldato ed una scia di sangue "Mi basterà seguera questa scia per trovare il corpo" Bren seguì la scia, e trovò il cadavere del soldato, al quale mancavano due gambe "Chissa dov'è finita l'altra gamba, comunque vediamo se ha qualcosa di utile..." Bren, perquisendo il corpo, trovò una torcia elettrica, una pistola ed un pacchetto di chewing-gum "Prendo solo il pacchetto di chewing-gum e la torcia elettrica, la pistola te la puoi tenere" Ora Bren doveva mettersi in marcia verso Notre Dame ma... dov'era Notre Dame? Per seguire la scia di sangue Bren aveva perso il senso dell'orientamento "Mi tocca di nuovo salire su un edificio" Così Bren, entrò nella prima porta che vide e salì le scale con molta attenzione, sarebbero potute crollare da un momento all'altro. Salito sul tetto Bren si guardò intorno e vide Notre Dame in fiamme "L'AoR deve aver scoperto il QG della Resistancè, devo muovermi e sperare che trovi ancora Jerome vivo, o morto..."
 
Top
EdLan
view post Posted on 6/5/2012, 14:51     +1   -1




Luke

Parigi, Metropolitane – 10 marzo 2277

Era rimasto così per alcuni minuti: fermo, immobile, con la testa rivolta verso il basso, l' enorme voragine nel terreno che aveva inghiottito Agneska.
Nella sua mente balenavano sempre le stesse immagini: il cavo che si spezza, lui che corre e tende la sua mano sopra il vuoto, il contatto: una piccola frazione di secondo, il tocco delicato della mano della ragazza, mano non ancora segnata dai dolori della guerra, contro il suo guanto nero, e infine l' orribile immagine del corpo della rossa che cade giù fino a diventare indistinguibile nell' oscurità.
E mentre Luke continuava inutilmente a ripetersi che non aveva colpa alcuna, assieme al crescente senso di colpa arrivarono anche il dolore causato dai danni della Valkyria e la stanchezza per la lunga lotta. Questo mix di emozioni negative aveva stremato il povero ragazzo britannico, che si alzò barcollando.
Renè e Shane lo aiutarono a sostenersi, e così il gruppetto riprese il viaggio nell' oscurità delle metropolitane, con Mike davanti a tutti che tenevano a bada i pochi ghoul presenti nel tunnel, mentre gli altri tre proseguivano dietro.
Non passò molto tempo prima che Luke iniziò a sentirsi male davvero, il ragazzo cadde a terra in ginocchio e iniziò a vomitare, venne aiutato a rialzarsi, ma dopo pochi metri la sua visuale iniziò ad offuscarsi, sempre di più... finché divenne tutto nero.

Immagini: una lunga serie di immagini affiorava nei pensieri di Luke con la stessa velocità e intensità di un fiume in piena. Quelle immagini, però, seguivano un determinato ordine cronologico: il suo, quello della sua vita, come un vecchio che ripercorre tutte le sue esperienze passate prima di morire.
Si rivide quando, da piccolo, correva fuori di casa per abbracciare suo padre, appena tornato da una delle delle tante battute di caccia; si rivide quando imbracciava per le prime volte il mitra Thompson e veniva istruito sulle corrette posizioni delle mani per impugnare l' arma. Si rivide a quindici anni, dopo una scommessa con gli amici, e in un momento di spavalderia, entrò furtivamente in un accampamento di supermutanti con l' intento di rubare alcuni gioielli preziosi prebellici per la ragazza dei suoi sogni, rivide la sua tensione, la paura, rivide la paurosa corsa dopo essere stato scoperto... e rivide anche la sua espressione delusa dopo essere stato rifiutato miseramente. Le immagini scorrevano ancora, e probabilmente Luke avrebbe potuto rivivere altri episodi della sua vita, finché il rumore di un' esplosione lo riportò alla realtà.

Si risvegliò nella realtà, un cielo scuro sopra di loro, la visibilità ridotta; non si fermò più di pochi secondi a ragionare sui vari sogno appena fatto, l' unica cosa che voleva era starsene al sicuro. Incautamente chiese:
<siamo già arrivati?>
Non capì molto di quello che era successo dopo che ebbe parlato, sia perché Renè correva continuamente come un pazzo sia perché Luke era cosciente come un vecchio modem mal funzionante: a tratti sì, a tratti no.
L' unica cosa che capì per certo fu che erano arrivati al QG, dato che riuscì a riconoscere l' imponente figura di Notre-Dame e le fasce azzurre al braccio di alcuni soldati.
Il ragazzo si sentì subito più rilassato quando il gruppo entrò nella Cattedrale, finalmente erano al sicuro, in un ambiente ben più caldo, e sopratutto asciutto rispetto al pessimo clima che si respirava fuori. I suoi compagni lo portarono subito in infermeria, dove prontamente arrivarono i medici; gli tolsero l' armatura e le armi, e mentre le poggiavano in un angolo, un' infermiera prese un respiratore e glielo fece indossare, aprendo poi una bombola di gas che Luke presuppose fosse gas soporifero, dato che dopo pochi secondi si addormentò.


Si risvegliò parecchio intontito, gli girava la tasta, e la vista era annebbiata. Il cervello tornava nitido allo stesso passo della vista: si rese conto che era arrivato il mattino, la luce filtrava dalla finestra. Guardando poi davanti a sé, riconobbe cinque figure: si rese poi conto che si trattava dei suoi amici.
<luke, Luke, sei sveglio?>
<uh, eh... cosa?> chiese lui, ancora frastornato.
<ci sei?> riprese la voce di prima, identificata poi da Luke come quella di sua sorella.
<ah, sei tu Jenny...>
<come stai?> chiese lei dolce.
<secondo te come sto?> rispose seccato.
<non c'è bisogno di scaldarsi tanto... che sta succedendo?> disse, rivolta al casino che arrivava da fuori. La gente aveva iniziato a correre tutto d' un tratto.
<vado a vedere> disse Daniel. Detto questo, fuggì.
Mentre gli altri aspettavano trepidanti, un soldato francese apparve alla porta, e disse qualcosa che la maggior parte dei presenti non capì: Luke si offrì per tradurre:
<vi sta dicendo di andare con lui, e in fretta, perché c'è un' emergenza. Andate!>
E così anche i cinque sparirono dietro la porticina della sua stanza. Quando si ritrovò da solo, Luke decise di andare a vedere cosa stesse succedendo, ma appena si mosse sentì una fitta di dolore in tutto il corpo, sopratutto alla testa, e si convinse a star fermo ed aspettare.
Era nervoso, molto. Aspettare non gli era mai piaciuto, e quella situazione lo snervava particolarmente. Inoltre, il viavai di persone lo preoccupava ancora di più: che emergenza poteva mai esserci di così grave?
La triste risposta gli arrivò poco dopo, insieme ad un affannato Jerome.
<luke – disse lui ansimando per la corsa – dov'è il telecomando?>
<quale telecomando?> rispose il ferito.
<quello della bomba che abbiamo recuperato qualche giorno fa allo sciences po! Muoviti, ci stanno attaccando!>
<ci STANNO ATTACCANDO?!>
<esatto, l' AoR è qui: ora dimmi, dov'è il telecomando?> Jerome si stava spazientendo.
<non lo so io, l' ho consegnato a Virgil>.
<bene, grazie. Ciao> disse, prima di correre verso la porta. Luke però lo interruppe:
<hei, hei, aspetta un attimo! Mi stai lasciando qui a morire?> disse seccato.
<ah già... voi due – disse rivolto a due tizi che passavano di la – occupatevi di questo ragazzo. Si tratta di un VIP della Resistancè, e voglio che resti vivo alla fine di questa giornata. Mi sono spiegato?>
<sissignore!> risposero i due.
Jerome sparì subito correndo, mentre i due, un uomo e una donna, andarono verso di lui. Caricarono velocemente i pezzi dell' armatura Albion e il resto dell' equipaggiamento di Luke sulla barella; subito prima di mettersi a spingere questa e riunire Luke, nel frattempo svenuto, alla folla di persone urlanti che si accingeva a fuggire dal QG della Resistancè.

Periferia ovest di Londra – 29 febbraio 2276

Sembrava un giorno tranquillo, la comunità di West London si preparava a trascorrere una notte come tante altre. A Luke e Jennifer, insieme ad altre due guardie, Kenny e Thomas, era stato assegnato il pattugliamento delle mura ovest della cittadina. Era ormai un mese che la cittadina non riceveva alcun attacco, né da parte dei predatori che occupavano le campagne a ovest; né dai supermutanti del nord, che dalle Higlands scozzesi erano scesi verso sud, occupando le Midlands Occidentali e parte del Galles.

Luke sedeva tranquillo, sonnecchiando su una sedia. Improvvisamente suonò una campana accanto a lui: l' allarme.
“Ma che cazz...” pensò subito, prima di alzarsi per vedere cosa fosse successo.
<svegliati! Ci stanno attaccando!> urlò Thomas.
Prese subito il mitra e si posizionò sulle mura. Nel buio della notte, era difficile riuscire a notare i nemici, specie se camminavano lentamente e si adoperavano per non fare rumore.
<lancio un flare!> urlò Kenny.
Il giovane lanciò alcuni bengala, che illuminarono a giorno buona parte dell' area interessata all' attacco. Fu così che Luke li vide. Erano almeno una trentina, troppi, se avessero vinto quello scontro, l' avrebbero fatto a carissimo prezzo. Iniziò a bersagliare quanti più avversari poteva.
<hanno ucciso Kenny!> urlò Thomas.
rispose Jennifer.
La battaglia durò ancora per alcuni minuti, prima che i predatori iniziassero a piazzare degli esplosivi sotto le mura.
<vogliono far saltare tutto! Ritirata!> disse Luke.
I tre iniziarono a fuggire, convergendo verso il centro della città, mentre si chiedevano come mai non avessero ancora ricevuto rinforzi. Poi arrivarono al centro città, e capirono perché.
<supermutanti! Stanno entrando da nord! - disse Donovan, il comandante della sicurezza – Luke, i civili si stanno radunando. Coordina l' evacuazione insieme a Ron. Voi due, con me!>
Luke non attese un attimo, e corse subito verso i civili. Contadini, commercianti, tutte brave persone, Luke le conosceva, che si erano sempre sudate il pane quotidiano. Luke non avrebbe permesso che morissero.
Arrivò alla testa del gruppo, e dopo aver urlato più volte per riuscire a calmare il gruppo spaventato, iniziò la marcia. Si dirigevano verso est, verso una grossa barca già predisposta per un' eventuale fuga. Luke era in testa al gruppo e lo guidava man mano che proseguivano verso la foce del Tamigi.
Tutto a un tratto, sentirono una forte esplosione.
<che è successo?> chiese Ron.
<sembrava un pezzo d' artiglieria – rispose Luke – da dove se lo sono tirato fuori quelli?>
Un altro botto. Il proiettile stavolta era più vicino, e colpì il palazzo dietro al quale si erano nascosti. Il botto doveva avere demolito le già lacerate macerie del palazzo, che iniziò a piegarsi verso il gruppo.
<correte! CAZZO CORRETE!> urlò Luke, prima di mettersi a correre anche lui, una corsa contro la morte. Il ragazzo andava senza sapere neanche quello che faceva, il cuore batteva ad un ritmo inaudito. Ma fu solo quando il palazzo fu praticamente sopra di lui che il ragazzo ebbe un lampo di genio. Corse ancora un poco, e poi rimase fermo ad attendere, mentre attorno a lui c' era il caos più totale. Attese, attese, pochi secondi, finché il palazzo non si spiaccicò sulla folla urlante.
“Tutto calcolato” disse con finta tranquillità, dopo essere sopravvissuto alla caduta piazzandosi esattamente nel punto in cui prima era presente una finestra. E fu anche fortunato, perché nessun mobile pesante gli finì addosso. Fece veloce a togliersi di dosso un comodino che gli aveva pressato il braccio sinistro, e poi si alzò per controllare la situazione.
E fu così che Luke vide uno dei panorami più macabri che si potessero immaginare: ovunque c' erano arti e teste mutilate, uno spettacolo così terribile che Luke vomitò due volte. Aveva appena finito di constatare che nessun altro era sopravvissuto, che sentì i rumori dei supermutanti avvicinarsi all' edificio. Mentre i mostri esultavano per aver trovato nuova carne per i loro banchetti, Luke fu costretto ad abbandonare tutti i compaesani in un disperato tentativo di fuga.
Appena fu certo di essere abbastanza lontano, la sua camminata furtiva si trasformò in una corsa forsennata verso il fiume.
Quando finalmente arrivò, poté confermare con certezza il detto “Al peggio non c'è mai fine”.
La nave che dovevano usare per la fuga era stata occupata da qualcuno, che evidentemente stava organizzando dei combattimenti, a sentire le urla. Meglio non averci a che fare.
Tornando ad essere furtivo, cercò di avvicinarsi pian piano all' acqua, e da lì si arrampicò sullo scafo fatiscente nel tentativo di sganciare uno dei motoscafi che sarebbero dovuti servire come scialuppe in caso di emergenza.
Arrivato a metà scafo, prese la sua pistola silenziata e sparò ai cavi facendo cadere in acqua un motoscafo. Conscio di avere pochissimo tempo, vi saltò sopra, perdendo la sua pistola durante, il salto, e mise in moto. Nel frattempo, i combattenti si erano ormai accorti di lui, e iniziarono a bersagliarlo con le loro armi, ma per fortuna Luke era già fuori portata.
“E così, alla fine me ne vado così: la mia casa, i miei affetti, ormai non è rimasto più niente qui, e adesso che faro?” si domandava.

Parigi, 10 Marzo 2277 – Fogne

<oh merda... è tutto buio! Dove sono? DOVE CAZZO SIAMO?!> urlò Luke. Quel ricordo l' aveva sconvolto, e adesso cercava disperatamente di dimenarsi, prima che gli fosse somministrata qualche droga per calmarsi.
<datti una calmata, tu. La vedi quella luce là in fondo? Arriviamo lì e siamo fuori da Parigi, al sicuro>
Attraversarono così gli ultimi metri, quelli che, per la seconda volta, stavano dando una svolta alla sua vita, costringendolo ad abbandonare un luogo alla ricerca della pace, che però si sa, in un mondo post-apocalittico è più rara della compassione in un supermutante. E fu così, che Luke passò il tunnel e abbracciò la luce...
 
Top
196 replies since 22/8/2011, 08:57   6291 views
  Share