La Casa Bianca
La Casa Bianca nella realtà
Storia
Il francese Pierre L'Enfant progettò la città di Washington come una grande scacchiera, il cui fulcro era l'Executive Mansion (l'attuale Casa Bianca), collegata con un viale di 120 metri alla sede del Congresso, il Campidoglio. Entrambe le costruzioni furono abbozzate dal francese, che però venne rimosso dall'incarico. Vincitore del concorso che venne subito bandito fu James Hoban, che progettò una sontuosa villa il cui tema principale fu la forma ovale dei due saloni e un ordinato stile neoclassico, di ispirazione inglese.
Giudicata enorme (Thomas Jefferson, che sarà in seguito il suo secondo inquilino, la criticò così: [...] "non è necessaria una casa grande abbastanza per due Imperatori, un Papa e un Dalai Lama") e nonostante i costi più alti del previsto, la costruzione fu comunque realizzata, seppur privata dei portici e del terzo piano.
George Washington morì durante il completamento del tetto e la casa venne inaugurata nel 1800. Quando venne eletto Thomas Jefferson pochi anni dopo, fu proprio lui a richiedere ulteriori ingrandimenti e abbellimenti, come i porticati agli ingressi Nord e Sud e le ali Est ed Ovest, oltre a serre e gabbie per orsi bianchi (doni di esploratori) tutti progettati dall'americano Benjamin Latrobe. Sempre nel periodo del suo mandato furono anche arredati gli appartamenti con mobili francesi. Ma tutto fu di breve durata, perché nel 1814, durante la guerra americano-britannica, l'Executive Mansion venne data alle fiamme dalle truppe inglesi. L'incendio risparmiò solamente le pareti esterne, anche quelle malandate. Venne richiamato J. Hoban, che restaurò sommariamente la Casa Bianca (termine che stava diventando di uso comune), giusto in tempo per venire letteralmente demolita negli interni da migliaia di simpatizzanti del presidente Andrew Jackson nel 1829.
Ristrutturata nel corso degli anni, la Casa Bianca vide l'avvicendarsi di presidenti come James Monroe, William Henry Harrison, Abraham Lincoln, Millard Fillmore (la cui moglie iniziò la Biblioteca presidenziale) e finalmente Chester A. Arthur, che, non volendo mettere piede nella "baracca" ne comandò una totale ristrutturazione, che venne continuata anche dai suoi successori.
In Fallout 3
In Fallout 3 il governo è caduto, non c'è più un sistema di potere stabile, nè un presidente degli U.S.A, ormai ridotti ad un cumulo di rovine.
I resti della Casa Bianca come se li troverà di fronte il ragazzo del Vault 101
Ciononostante è possibile imbattersi nei resti semi-distrutti della Casa Bianca, residenza ufficiale del presidente degli U.S.A. sia nella timeline di Fallout che nel nostro mondo.
Trovarla non è difficile: basterà dirigersi dalla Penn. Ave Northwest verso nord-ovest per trovarsela subito di fronte, per calarsi poi nel tombino che conduce ad un tunnel, probabilmente di fuga, approntato sotto le fondamente dell'edificio: infatti ogni tentativo di penetrare dalla strada nella Casa Bianca sarà vano, dato il muro di macchine e rottami che blocca l'accesso principale.
Dall'Archivio di Roberto Giacobbo
In realtà non furono le bombe a distruggere la Casa, ma fu il capitano alieno dopo una serata a base di vodka russa e whiskey: ma nessuno lo seppe mai, il caso fu archiviato e reso top-secret dagli agenti dell'America, o meglio di quel che ne restava
Note sull'area
Una volta entrati nell'area, mediamente radioattiva (6/7 radiazioni al secondo), ossia le fondamenta della Casa, o meglio un cratere formatosi al posto loro, troverete un fat-man, 3 munizioni nucleari, una copia di "Pugilismo illustrato" e dei ghoul ostili: non è certo se essi siano solo capitati lì per caso o se addirittura siano alcuni pezzi grossi del governo americano; quel che è certo è il senso di decadenza che aleggia sull'edificio, più che in altri luoghi, forse per il fatto che si è soliti attribuirgli grande prestigio e potere, dato che vi risiede il presidente.
Una cosa curiosa è il fatto di non poter accedere alle altre aree dell'edificio: molto probabilmente non furono inserite per non incontrare divieti di pubblicare materiale che poteva urtare lo staff del presidente o l'immagine del governo.
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