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Fallout: Lakelurk, Racconto FanFiction

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Riko54
view post Posted on 2/2/2017, 13:40     +1   -1




Si una trama che non si e mai vista e non e replicabile in game e poi ce la bellezza della narrazione in generale,ti puoi immaginare monti vallate bellissime,io per il luogo con il cadavere ho pensato che si trovasse intorno all area a destra di Novac sulla mappa, perche nella mia prima run li ho visto un cadavere di gecko dorato e credendolo un animale rarissssimo l'ho portato fino a Novac...il bello e questo,continua ti prego :woot: :;:
 
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view post Posted on 2/2/2017, 15:41     +1   -1
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Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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Non sapevo che la mia scrittura avesse il potere di evocare delle così forti immagini :)
Si, il posto è quello, proprio dietro alcune rocce.
Certo che la continuerò ;)
 
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Riko54
view post Posted on 2/2/2017, 17:38     +1   -1




Esatto la tua scrittura e magica :P no davvero scrivi bene :rolleyes:
 
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view post Posted on 2/2/2017, 22:40     +1   -1
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Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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Sono felice di questo, ti ringrazio di nuovo Riko :)
 
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view post Posted on 5/2/2017, 19:34     +1   -1
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Quarta parte


Il corriere e il Sergente, seguiti dai quattro soldati, si fermarono a pochi miglia da Novac. Il Sergente pareva perso nei suoi ricordi, estraniato dal mondo. Questi macellai gli ricordavano un gruppo di feroci assassini che aveva incontrato un anno fa, ancor prima di arrivare nel Mojave. Uomini da sguardi freddi e apatici, ma con il sorriso e la risata di chi adora o persino ama fare ciò che fa. E proprio come i macellai, quest'ultimi utilizzavano il machete per mutilare gli arti dei poveri malcapitati, con precisione chirurgica, poi cicatrizzavano le ferite degli arti amputati, e infine, legavano il corpo ancora in vita, senza braccia e gambe, su un palo, nel mentre da lontano facevano il tiro al bersaglio con delle freccette. Ci godevano, e come se godevano.

Il Sergente venne completamente avvolto da un brutto ricordo, un evento tetro avvenuto dentro il supermercato abbandonato. Era in avanscoperta, insieme a due giovani militari per cercare il soldato Ryan MCcarty, scomparso misteriosamente da ben due giorni. Era notte inoltrata, quando entrarono dalla porta di servizio. Non sapevano che l'edificio era occupato dagli uomini che la squadra Charlie-1 stava cercando da mesi. Gli uomini Machete o chiamati dagli abitanti del Vecchio Texas, Gli Squarta arti.

Il sergente si rese immediatamente conto che si era ritrovato in un covo di feroci assassini pronti a sbudellare qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro. I due soldati che erano con lui, iniziarono lentamente ad andare in panico, quando incominciarono a sentire il rumore sordo del machete che si conficcava, secondo dopo secondo, nelle carni della donna imbavagliata e legata sul tavolo. Questa strillava forte dal dolore e si dimenava cercando invano di liberarsi, ma il bavaglio attorno alla bocca, smorzava quasi del tutto le sue urla e nessuno poteva udirla fuori dell'edificio, nemmeno il Sergente c'era riuscito. Le risate malefiche e compiaciute degli uomini machete poi, echeggiavano da una parte all'altra della stanza, creando un suono che face rabbrividire persino il Sergente, oltre ai due soldati.

Quelli continuarono indisturbati a infierire su di lei e pezzo dopo pezzo, gli arti della donna furono mutilati e cicatrizzati. Il sergente osservò tutta la scena, nel mentre i due soldati si guardavano tra loro indecisi se scappare o rimanere con il Sergente.

Gli uomini machete non si accorsero della presenza di questi tre e appesero gli arti della donna su delle catene di un metro e mezzo, fissate sul tetto. Il Sergente poi, ordinò ai due soldati di mantenere la posizione e sgattaiolò dietro alcune casse. Voleva accertarsi del numero di uomini presenti nel luogo, prima di poter avvertire il quartier generale per un rastrellamento, ma rimase orribilmente colpito dal numero di arti mutilati che arredavano l'intera stanza. Erano un centinaio, forse di più. Poi l'odore, che fino a quel momento non si sentiva, se non una vaga puzza di muffa, lo travolse improvvisamente. Odore di carne in decomposizione, di sangue, di pelle bruciata. Era un misto confuso di odori insopportabili e disgustosi. Gli sembrò di essere in un mattatoio, con la differenza che qui scannavano le persone e non gli animali.Osservò per qualche secondo gli uomini machete, che ricurvi verso la donna, non facevano altro che deriderla crudelmente a pochi centimetri dalla faccia.

D'un tratto sentì un altro rumore sordo provenire dalla sua destra, poco dietro di lui. Non fece in tempo a voltarsi, che rotolando in modo irregolare e sgorgando sangue copiosamente, la testa del giovane soldato finì per urtare i suoi piedi. Il sergente sobbalzò dallo paura, e frettolosamente, alzò gli occhi verso la posizione dei due soldati. Il primo era caduto a terra in una pozza di sangue, che continuava a fuoriuscire dalla base del collo, simile a una piccola fontanella, nel mentre il secondo, scioccato da quanto fosse accaduto, rimase immobile, fissando l'uomo con il machete in mano, che in un nanosecondo gli staccò via la testa.

Il Sergente rimase impietrito. La gambe gli iniziarono a tremare e il tremolio si espanse velocemente lungo tutto il corpo. Il fiato e il battito del cuore, accelerarono, e infine, maledì la sua scelta di aver deciso di esplorare l'edificio. Perchè l'aveva fatto? Poteva continuare le ricerche del soldato scomparso anche senza perlustrare il posto. Perchè? Perchè?! Continuava a chiedersi come se fosse bloccato in un loop infinito.

I pensieri fluivano nella sua testa rimanendo in netto contrasto con la paura. Sapeva di essere il prossimo, ma per qualche strana ragione, l'uomo con il machete non l'aveva visto. Il Sergente non era nascosto bene e voltando un po il capo a sinistra, l'uomo l'avrebbe individuato, invece questo, fischiò, attirando l'attenzione degli altri, e dopodiché, rise a crepapelle, compiacendosi per ciò che aveva fatto.

Il Sergente indietreggiò di qualche passo, verso la penombra, sfruttando la zona buia dietro di lui, nel mentre questi presero i due soldati, compreso le loro teste, e li misero sui due tavoli. Iniziarono a ridere, come se stessero parlando, e poco dopo iniziarono a dilaniare i corpi. Uno di questi prese le due teste e strappò via occhi e lingua, poi impalò i due crani su due differenti aste di ferro arrugginite conficcate nel muro.

Il senso di colpa del Sergente strisciò lentamente fino a riempirlo. Era colpa sua, se quei due giovani soldati erano morti. Non avevano nemmeno vent'anni ed erano stati ammazzati nella maniera più violenta che questo nuovo modo poteva offrirti. Così giovani e immaturi, ma con una gran voglia di cambiare il mondo in meglio. Si erano arruolati nel RNC per questo, avevano fatto l'addestramento insieme, avevano condiviso la vita militare in tutte le sue sfaccettature e aiutato gli abitanti del vecchio Texas a vivere una vita più tranquilla e lontana dai pericoli che il nuovo mondo aveva generato. Credevano ciecamente nel loro piccolo sogno di creare una nazione in cui la gente si sentisse sicura e protetta, ma tutto questo era stato spazzato via da un machete, una singola arma in grado proteggere o uccidere qualsiasi essere vivente, umano e non. Avevano dato tanto e ricevuto poco... ed ora, non rimavano altro che brandelli di carne sparse ovunque e un forte ricordo impresso negli abitanti che gli erano eternamente riconoscenti. Vivi da uomo, muori da eroe! Fu l'unica frase che emerse dai cunicoli dalla testa del Sergente.

L'uomo lentamente strisciò fuori dall'edificio e si allontanò mettendosi in salvo. Poco dopo chiamò i rinforzi e questi, una ventina di uomini pesantemente armati, lo raggiunsero dopo quindici minuti. Raccontò tutto quello che era successo e si diressero verso il supermercato. Quando giunsero sul posto, circondarono il luogo e il Sergente notò un foglietto sulla porta principale dell'edificio. Lo prese e lo lesse.

"Credi che non ti abbia visto, soldatino?! Credi che siamo stupida? Lo credi davvero? Perchè io mi sono tanto divertita a dilaniare i corpi dei tuoi amichetti. Uno di loro si era pure pisciato addosso prima di morire AHAHAHAHAHAHAHAHA

Adieu mon ami"

Quell'odio profondo per quel messaggio, lo fece ritornare alla realtà. Il senso di colpa, l'impotenza, la vendetta e il desiderio di trovare quella donna che lo aveva deriso, gli dava un forte motivo per andare avanti, altrimenti, si sarebbe fatto un buco in fronte.
 
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view post Posted on 11/2/2017, 15:39     +1   -1
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Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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Quinta parte

Il corriere salutò il sergente, che seguito dai quattro soldati, rientrò nella tenda. Novac era diversa da come l'aveva lasciata. C'era un gruppo di carovanieri, una decina in tutto, intenti a sistemare alcune mercanzie vicino alla pompa di benzina abbandonata. Cibo, acqua e armi. Proprio così, armi. Il corriere sospettava che l'RNC stava spostando una parte delle proprie truppe verso Novac, ma non ne conosceva le ragioni. Dopo la disfatta di Hoover dam, la legione di Cesar, era stata cacciata via dal Mojave e il grosso del suo esercito era stato decimato dall'RNC. Se questi carovanieri stavano trasportando armi, significava solo una cosa: che c'era un'altra minaccia imminente da fronteggiare.

Il corriere li osservò finché ebbero finito, poi si avvicinò a uno di loro. Era un uomo sulla quarantina, capelli neri e una folta barba che scendeva non curata sotto il mento. Indossava un vestito da carovaniere, con una .9mm in fondina.

<< Sei qui per comprare qualcosa? >> chiese l'uomo.

<< No >> rispose il corriere << Voglio farti alcune domande >>

<< Beh, mi dispiace deluderti, amico. Ma non risponderò a nessuna domanda >>

Il corriere lo guardò in silenzio per qualche secondo, poi aggiunse << Sei in affari con l'RNC, non è vero? >>

<< Ascolta >> disse l'uomo << Se non sparisci al più presto, sarò costretto a usare le maniere forti >>

<< Ehi, calmati >> sorrise il corriere << ti ho fatto solo una semplice domanda >>

<< Ti ho detto di andar via! >> gridò l'uomo, attirando l'attenzione degli altri carovanieri, compresi alcuni soldati della RNC, che si voltarono minacciosi.

<< Okay, okay >> indietreggiò il corriere << Me ne vado >>

Il carovaniere tornò alle sue mansioni, nel mentre il corriere si sedette su una specie di panca, poco lontano da questo. Per non attirare ulteriori attenzioni, finse di controllare il suo Pipboy, osservando attentamente con la coda dell'occhio, ogni movimento fatto dai carovanieri. D'un tratto qualcuno gli poggiò la mano dietro la spalla, facendolo sobbalzare.

<< Cazzo! >> imprecò il corriere, voltandosi verso lo scienziato.

<< Ti ho spaventato? >> disse questo.

<< No >> rispose il corriere << Ero concentrato... >>

<< Allora scusami >> aggiunse lo scienziato << Comunque, ho una buona notizia da darti. Mentre tu eri via per il Mojave, è arrivata una donna che voleva unirsi alla nostra spedizione >>

<< Una donna? >> Sottolineò il corriere confuso.

<< Si, una donna >> rispose lo scienziato << Ha detto di essere molto interessata alla spedizione >>

<< Ha detto solo questo? >> chiese sospetto il corriere.

<< No, ha parlato del compenso e voleva conoscere il resto della squadra. Sono qui proprio per questo. Vuole conoscerti >>

Il corriere rimase in silenzio, poi aggiunse << Conoscermi? Perché mai vorrebbe conoscermi? >>

<< Perché pensa che tu non sia l'uomo che il resto della squadra pensa >>

<< Certo >> sorrise il corriere << proprio un ottima scusa. Andiamo >>

I due si diressero verso la tenda dello scienziato e fuori da esso il resto dei mercenari discuteva, leggeva o puliva le armi. Alla vista del corriere tutti si volsero per guardarlo, era come se stessero osservando una stella del cinema per quanto erano stupefatti. Poco dopo entrarono dentro la tenda e vicino al tavolo, seduta con un libro in mano, una donna di carnagione molto chiara.

Lunghi capelli viola sfioravano le sue spalle e una piccola treccia scendeva delicata fino al mento. Gli occhi grigi, parevano guardare il corriere in maniera distaccata. Indossava un completo di armatura in pelle nera e un fucile caravan, legato intorno la schiena.

Quando la donna alzò lo sguardo verso il corriere, rimase in silenzio per qualche attimo, poi si alzò dalla sedia, posò il libro sul tavolo e si avvicinò con aria sospetta verso di lui. Lo scienziato invece, si mise a sedere accanto alla sua scrivania, sfogliando alcuni documenti e ignorando totalmente i due. La donna era pochi centimetri dal corriere e lo scrutava da capo a piede, nel mentre lui rimase impassibile.

<< Hai intenzione di rimanere in silenzio ancora per molto? >> esordì il corriere guardandola dritta negli occhi. Lei continuò a scrutarlo, girandoci attorno.

<< Allora? >> disse lui << Non hai mai visto un uomo? >>

<< Sembri tu >> Aggiunse a bassa voce la donna, serrando gli occhi << Ho sentito molto parlare di te >>

<< Non sei l'unica ad avermelo detto >> Il corriere la seguì con gli occhi, nel mentre lei ritornò a sedersi, riprendendo il libro e ignorando l'uomo.

Il corriere rimase confuso dal suo comportamento. La donna l'aveva solo osservato senza fargli delle domande e ciò era strano. Nessuno l'aveva mai ignorato così tanto come aveva fatto lei. Il corriere si mise a sedere proprio di fronte alla donna, con l'intenzione di conoscerla meglio, ma sopratutto perchè c'era qualcosa che non lo convinceva. Lei alzò lo sguardo disinteressata, e poco dopo ritornò a leggere.

<< Bene >> esordì il corriere << se non vuoi farmi delle domande, le farò io a te >>

La donna chiuse il libro e lo mise sul tavolo, lanciandogli un occhiata di sfida.

<< avanti >> rispose lei, incrociando le gambe.

Gli occhi del corriere furono per un attimo rapiti dalla sensualità con cui lei aveva incrociato le gambe, facendo risaltare la tonicità della coscia.

<< Allora >> disse lui tornando a guardarla << come ti chiami? >>

<< Ginevra >> aggiunse lei, serrando gli occhi.

<< Sei un mercenario? >>

<< Da molti anni ormai >>

<< Se non fosse per i vestiti che indossi, non sembreresti nemmeno un mercenario >>

<< Dettagli >> sorrise la donna.

<< Con chi hai lavorato? Che lavori hai fatto? >> chiese il corriere, che di volta in volta guardava le gambe della donna.

<< Ho lavorato per molta gente >> disse sbuffando lei << buoni, cattivi, per me non fa nessuna differenza. L'unica cosa che mi importa sono i tappi >>

<< Quindi non ti fai nessuno scrupolo a uccidere? >> chiese Il corriere

<< Perchè dovrei? >> sottolineò la donna, guardandolo dritto negli occhi << Primo o poi dovremmo morire tutti >>

Il corriere rimase in silenzio. La donna era troppo fredda e distacca, come se fosse priva di emozioni. Certo, per un mercenario erano delle ottime qualità, ma era raro che qualcuno avesse questo "dono" fin dalla nascita, perlomeno, senza che avesse avuto dei forti traumi.

<< Ti reputi un assassina? >> tagliò corto il corriere.

<< Forse >> rispose lei con tono freddo e distaccato << Dipende tutto dalla prospettiva in cui osservi le cose >>

<< Che vuoi dire? >> chiese il corriere confuso.

<< Il bene e il male è soggettivo >> rispose lei << Se per te questo è il male, per un altro non lo è >>

<< Sembra più che altro una scusa per girare intorno alla domanda >>

<< Forse, ma non mi interessa approfondire il discorso >> disse la donna alzandosi dalla sedia.

<< Dove vai? >>

<< A divertirmi un po >>

<< Non ci sono divertimenti a Novac >>

<< Lo so >> rispose la donna, prendendo dalla tasca uno psycho e mostrandolo. Dopodiché andò via, nel mentre il corriere rimase seduto ancor più confuso di prima.
 
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view post Posted on 21/2/2017, 16:46     +1   -1
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Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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Sesta parte



Erano passati dieci giorni e a Novac le cose erano cambiate drasticamente. Il corriere, dopo aver parlato con Ginevra, era andato via a esplorare la zona contaminata, in cerca di oggetti da raccattare e rivendere a qualche carovaniere. Non amava rimanere fermo senza far niente. Il dottore poi, non aveva intenzioni di cominciare le sue ricerche, era come se stesse aspettando l'ordine di qualcuno. Il Corriere aveva tentato di persuaderlo con discorsi più o meno indiretti, ma il dottore rimaneva sempre sulle sue, deviando il discorso. Era chiaro che stesse aspettando l'ok di qualcuno. Nel frattempo il corriere, andò via, avvisando quest'ultimo che sarebbe tornato dopo dieci giorni. Il dottore non disse nulla.

Nel frattanto Novac si riempì sempre di più di truppe RNC, finché non assunsero il pieno controllo del paese. I cittadini furono costretti a sottostare alle loro leggi e a obbedire in silenzio. "Sarete trattati da uomini liberi" disse il sergente quando tenne il discorso alla gente di Novac, che irritati dalle truppe e dal troppo movimento, scelsero di rimanere in silenzio e non ribellarsi "Se obbedite alle leggi del governo della nuova California, allora sarete trattati come cittadini integranti dell'RNC"

Erano parole campate in aria per la gente che viva lì da sempre. Avevano scelto una vita tranquilla, isolata dalle guerre, dagli intrighi e da tutto il marcio che il mondo potesse offrirgli. Ma ora che l'RNC si era insediata a Novac, sapevano che le cose potevano solo peggiorare.

Attorno alla città cominciarono a spuntare fuori, come erbacce dal terreno, tantissime tende allo scopo di ospitare i soldati. Il paese ormai era diventato una base operativa del RNC, una specie di avamposto o fortino per scopi militari. Avevano persino costruito in poco tempo, una prigione fatta di carcasse di auto, pezzi in ferro e tutto ciò che poteva essere resistente e che impediva la fuga.

La gente rimaneva in silenzio, senza lamentarsi, e veniva sfruttata dai militari per vari lavori e mansioni. Solo un uomo osò ribellarsi, quando un soldato ubriaco marcio tentò di violentare sua figlia. Il giorno dopo l'uomo e tutta la sua famiglia vennero fucilati davanti alla stazione di benzina, sotto gli occhi di tutte le persone. I loro corpi poi, vennero abbandonati nel deserto e sicuramente divorati dai Gecki. Le cose a Novac non sarebbero mai più tornate come un tempo.

Il corriere era all'oscuro di quello che succedeva lì, ma aveva già capito che qualcosa stava per cambiare. L'RNC aveva strane intenzioni per il Mojave e sapeva che in un modo o nell'altra avrebbero assunto completamente il controllo di tutto il territorio. New Vegas poi, era la città che creava non pochi problemi. In passato avevano tentato di assumere il controllo in vari modi, ma senza successo. Ed ora, che la minaccia della legione di Cesar era ormai scomparsa, stavano pianificando di annettere la città con la forza, uccidendo chiunque si fosse contrapposto a loro.

Il signor.House? nessuno sapeva che fine avesse fatto. Una cosa era certa, il suo casinò era rimasto intatto. Nessuno aveva tentato di espugnarlo e nessuno sapeva spiegarsi il motivo di tanto silenzio. Persino i robot poliziotti che controllavano le strade erano magicamente svaniti da un giorno all'altro. Solo i Kings erano gli unici a mantenere il controllo, ma faticavano a farlo.

C'era più calma prima, quando l'RNC era in guerra con la legione di Cesar, che adesso che finalmente il Mojave era in pace. Una pace marcia, corrotta e finta. Un pensiero che condividevano tutte le persone della zona contaminata da qualche tempo, compreso il corriere.

Passati questi dieci giorni, il corriere tornò a Novac pieno di cianfrusaglie di ogni genere: Pistole, armature, cibo e oggetti vari. Non appena sbucò da dietro un grande masso, alto diversi metri, vide davanti a se Novac, completamente stavolta. Rimase impietrito, quasi incredulo. L'RNC era dappertutto. Da lontano scorse, come fossero formiche, tantissimi soldati intenti a svolgere vari mansioni giornaliere. Avevano persino costruito un muro con vari ammassati di ferro e oggetti improvvisati tutto attorno a Novac. Alcune guardie armate di fucili d'assalto, erano piazzate davanti alle due via di accesso per il paese. I carovanieri poi, erano improvvisamente svaniti.

Arrivò davanti all'entrata della città e una guardia gli intimò di fermarsi.

<< Chi siete? >> Chiese il militare, sospetto. Puntandogli contro il fucile d'assalto.

<< Sono il corriere >> rispose lui << Che diamine sta succedendo a Novac? >>

<< Non sono autorizzato a parlarne, signore! >> sottolineò il militare, abbassando il fucile << Il Sergente mi ha dato ordini di farti entrare e uscire a tuo piacimento. Potete entrare, signore! >>

Il corriere annuì confuso. Una vota dentro, si rese contò che la gente era trattata come fossero degli schiavi. Tutti portavano una maglietta blu con su scritto il loro nome, a sinistra del petto. Il suo dubbio che lo tormentava giorni a dietro, si era così avverato. Scaricò ciò che aveva trovato nella sua stanza del motel e poi si diresse di gran carriera nella tenda del Sergente. Qui, due soldati di guardia, riconobbero il corriere e gli fecero un saluto militare, senza fermarlo. Il corriere sollevò il lembo della tenda. All'interno, attorno a un tavolo, c'erano quattro soldati e il sergente che indicava qualcosa sulla mappa. I quattro militari si accorsero di lui e guardarono poi confusi il Sergente.

<< Che ci fai qui? >> disse il sergente, assumendo un aria autoritaria.

<< Che cazzo è successo a Novac?! Cosa avete fatto?! >> gridò il corriere.

<< Dove sei stato? >> chiese il Sergente, deviando la domanda.

<< Rispondimi! >> Gridò il corriere. I quattro soldati si sentirono minacciato dal suo tono di voce e uscirono le armi dalla fondina.

<< Abbassate le armi, soldati! >> ordinò il sergente, e questi eseguirono l'ordine << Lasciateci da soli >>

I soldati abbandonarono la tenda guardando minacciosi il corriere, ma lui rimase impassibile.

<< Allora, si può sapere cosa diavolo ti prende? >> chiese il sergente, avvicinandosi a lui.

<< Ma avete visto lo schifo che c'è la fuori?! >> rispose il corriere << La gente è trattata da schiavi! e come se non bastasse, avete persino assunto il controllo di Novac e l'avete ridotta a un fortino militare >>

Il sergente rimase in silenzio per un po, confuso, poi aggiunse << Sembra che tu non eri qui quando è avvenuto tutto questo >>

<< No, non ero qui >> disse il corriere.

<< Dove sei stato per tutto questo tempo? >> chiese il sergente.

<< Ho avuto da fare, ma ancora devi dirmi cosa cazzo avete combinato a Novac! >>

Il sergente si sedette sulla sedia e fece cenno con la mano al corriere di sedersi. Il corriere si sedette.

<< Novac ci serve >> esordì il sergente << Ci serve per contenere la minaccia dei macellai. Dalle informazioni in mio possesso, pare che questo gruppo sia più grande di quanto pensassimo. Sono una vera e propria fazione, con tanto di esercito. Non so se ci sia un collegamento con la legione di Cesar, ma pare che molti siano disertori che provengono proprio dalla legione. I miei esploratori non sanno dirmi molto, ma non vorrei ritrovarmi impreparato se queste informazioni fossero vere >>

<< Perché fortificare proprio Novac? >> Domandò il corriere, confuso.

<< Perché è l'unico punto strategico adatto a respingere un eventuale invasione. Da qui possiamo ricevere truppe e rifornimenti molto rapidamente. Fortificare Novac è importante per questa causa, ma siccome non sappiamo molto su questi macellai, dobbiamo accertarci che le cose non vadano in malora come è successo in passato contro la legione di Cesar >>

<< Ma questo non spiega il fatto che avete ridotto in schiavitù la gente del posto? >> tagliò corto il corriere.

<< Non l'abbiamo resa schiava. Niente affatto. E' stata una loro scelta collaborare con l'RNC >>

<< Non mi sembrano tanto entusiasti però >>

<< Semplicemente perché non sono abituati a lavorare per altri. Non sanno cosa sia un vero lavoro. Sono abituati a lavorare le proprie terre o a fare affari con i carovanieri di passaggio. E' gente che è dovuta farsi da se, non so se mi spiego >>

Il corriere rimase in silenzio. Le parole del Sergente erano vere. Novac era popolata da gente che badava a se stessa senza chiedere aiuto agli altri. Nessuno di loro aveva mai lavorato per qualcuno, fatta eccezioni per il ranger Andy o Boone.

<< Forse avete ragione, ma questa storia non mi convince per niente >>

<< Non convince nemmeno me. Ma dobbiamo fare il possibile per sventare questa minaccia, in un modo o nell'altro >> Il sergente si alzò dalla sedia, prese un bottiglia di Whisky e ne versò un po in un bicchierino.

<< Favorisci? >> chiese questo al corriere

<< No, grazie >> rispose il corriere, nel mentre il Sergente bevve tutto d'un sorso il whisky.

<< Per questo >> aggiunse il sergente << il lavoro che ti ho dato è di massima importanza. Devi scoprire di più su questi macellai. Solo tu puoi farlo >>

Il corriere rimase stranamente irritato da tutta quella fiducia che il Sergente poneva in lui. Gli sembrava quasi che il Sergente volesse, in qualche modo, manipolarlo, ma non era così. L'uomo era troppo disperato per farlo, poteva leggerlo sul suo volto.
 
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komm97
view post Posted on 22/2/2017, 13:45     +1   -1




Bella devvero.

Edited by AnaCostia Crossing - 22/2/2017, 16:45
 
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view post Posted on 22/2/2017, 14:40     +1   -1
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CITAZIONE (komm97 @ 22/2/2017, 13:45) 
Bella devvero. Ragazzi se vi va passate dal canale youtube che ho creato con un mio amico a tema fallout, si chiama RADIO ENCALVE, scrollate un pò giù perchè non si trova subito mi farebbe piacere avere delle persone preparate come voi.

Quattro messaggi di cui tre identici: mi sa che stai esagerando un po' con 'sto spam.
 
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view post Posted on 22/2/2017, 15:29     +1   -1
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falloutthegame

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CITAZIONE (komm97 @ 22/2/2017, 13:45) 
Bella devvero. Ragazzi se vi va passate dal canale youtube che ho creato con un mio amico a tema fallout, si chiama RADIO ENCALVE, scrollate un pò giù perchè non si trova subito mi farebbe piacere avere delle persone preparate come voi.

CITAZIONE
5 Vietato fare spam nella tag board e al di fuori della sezione Spam.

Ecco la sezione apposita
https://falloutthegame.forumfree.it/?f=8737940

Ed il regolamento
https://falloutthegame.forumfree.it/?t=48233689
 
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Settima parte


Erano arrivati a Novac dei carovanieri, scortati da sei mercenari leggermente armati, che trasportavano cibo e armi. Le due guardie che sorvegliavano l'entrata fermarono questi per l'identificazione, ma loro, confusi dal cambiamento del paese, erano restii a collaborare. Si scambiarono alcuni insulti e paroloni, finché il Sergente, attirato dalla confusione, si diresse a calmare i carovanieri.

<< Signori, per favore >> esordì l'uomo << Non vogliamo problemi a Novac. Se siete qui per commerciare, entrare pure >>

<< Voi chi siete? >> chiese un carovaniere sulla sessantina. Capelli e barba grigia, indossava un vestito da carovaniere sporco di fango.

<< Sono il Sergente Bill Northway >> disse l'uomo << Novac è sotto la giurisdizione dell'RNC e questo fa di me il comandante di questo posto >>

Il carovaniere rimase in silenzio per un po, incredulo, poi aggiunse << Perchè all'RNC interessa questo posto dimenticato da dio? >>

<< Non sono autorizzato a parlarne ai civili >> tagliò corto il sergente << Ad ogni modo, se siete interessati a commerciare, potete entrare. In caso contrario, vi chiedo di allontanarvi da Novac >>

<< Cosa?! >> Gridò il carovaniere, aggrottando le sopracciglia << Perchè mai dovremmo allontanarci? Novac è un paese libero e possiamo rimanerci fin quando lo desideriamo >>

I due militari guardarono il sergente, come se aspettassero l'ordine di aprir fuoco, ma lui scosse il capo. Questi carovanieri avrebbero creato solo problemi e lui lo sapeva.

<< Non ve lo chiederò un altra volta >> sottolineò il sergente << Se volete commerciare con Novac, potete entrare. In caso contrario, sapete cosa fare >>

Il carovaniere guardò gli altri carovanieri e questi, sopratutto i mercenari, gli fecero capire che sarebbe stato meglio andar via e commerciare da qualche altra parte. Senza nemmeno dire una parola, il vecchio carovaniere andò via, seguito dagli altri. Il sergente tornò di gran fretta nella sua tenda.



Il corriere si era appena svegliato nel suo letto, dopo una lunghissima dormita di dieci ore. Non appena aprì lentamente gli occhi, con la vista un po appannata, vide davanti a se, seduta su una sedia Ginevra, che lo fissava. Immediatamente sobbalzò.

<< Cos... Come diavolo hai fatto ad entrare? >> chiese il corriere, perplesso.

Lei non rispose, ma continuò a guardarlo.

<< Ehi >> disse il corriere mettendosi seduto sul letto << Sto parlando con te >>

La donna sorrise, poi alzandosi aggiunse << Il dottore è pronto a partire. Tra venti minuti partiamo >> dopodiché lasciò la stanza del motel.

Il corriere si mise addosso l'armatura di pelle rinforzata e sistemò il suo equipaggiamento in un piccolo zaino: .9mm, tirapugni, machete e pugno potenziato, oltre a qualche stimpack e medicinali vari, poi uscì dalla stanza.

Fuori dal motel, le cose erano rimaste invariate. I soldati si addestravano con vari esercizi e alcuni di essi erano impegnati ad ascoltare i comandanti che impartivano gli ordini. Il corriere si diresse verso la tenda del dottore. All'interno c'era tutto il gruppo al completo, mancava solo il dottore.

<< Dov'è lo scienziato? >> chiese il corriere, cercando l'attenzione di tutti.

<< Ora arriva >> rispose Ginevra che era seduta sulla scrivania, con le braccia incrociate.

Il corriere la guardò per qualche secondo, poi aggiunse riferendosi agli altri << Bene. Avete preparato tutto per il viaggio? >>

<< Certo! >> rispose l'uomo a capo dei mercenari << Abbiamo preparato tutto: acqua, cibo, armi e medicinali. Tutto quello può servici >>

<< Molto bene >> disse il corriere << Spero che l'addestramento che vi ho fatto sostenere vi sia d'aiuto contro i Lakelurke >>

<< Lo sarà, corriere >> rispose il mercenario << Abbiamo cieca fiducia nelle vostre abilità >>

<< Grazie, ma mi servirà tutto il vostro aiuto per potare a termine questo lavoro >>

Ginevra rise a squarcia gola, attirando l'attenzione di tutti.

<<< Che hai da ridere? >> chiese il corriere, irritato.

<< Falsa modestia >> tagliò corto la donna << Sai perfettamente che da solo potresti portare a termine qualsiasi incarico >>

Il corriere rimase per un attimo in silenzio, nel mentre i mercenari lo guardavano confusi.

<< Pensi che sia facile abbattere un Lakelurke, Ginevra? >> disse il corriere.

<< Non prendiamoci in giro >> sbuffò la donna << Da solo potresti uccidere persino tre deathclaw adulti >>

<< Ti do un consiglio >> sorrise il corriere << La gente ama parlare e inventarsi cose. Quasi sempre sono parole campate in aria >>

<< I tuoi trucchetti di persuasione non funzionano con me, corriere >> tagliò corto Ginevra << So perfettamente quando qualcuno è potente >>

<< Pensi male allora >> rispose il corriere, facendo finta di non mostrare nessun interesse alle sue parole.

D'un tratto, dalla tenda, entrò il dottore con aria ansiosa.

<< S-siete pronti? >> chiese a tutti. I mercenari annuirono.

<< Finalmente partiamo >> aggiunse il corriere << cosa ti ha fatto cambiare idea? >>

<< Niente >> rispose il dottore, aggrottando le sopracciglia << Perché? >>

<< Perché quanto te l'ho chiesto tu mi hai detto che non eri pronto >>

<< Infatti... >> disse il dottore, impacciato << Io... io volevo esaminare con più cura quello che ho sui Lakelurke prima di affrontarli >>

<< Ma tu non affronterai nessuno Lakelurke, dottore >> disse il corriere << Saremo noi quelli che dovranno ucciderli per procurati le uova di cui tu hai tanto bisogno >>

<< Si... beh... >> balbettò il dottore << Ma correrò sempre il rischio. Potrebbero attaccarmi >>

<< Non ti attaccheranno >> sorrise il corriere << Rimarrai nelle retrovie, al sicuro >>

Il dottore sorrise e poco dopo prese lo zaino che era appoggiata a terra.

<< Allora siamo tutti pronti? >> sottolineò il dottore con un sorriso falso << Andiamo! >>
 
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Riko54
view post Posted on 22/2/2017, 19:13     +1   -1




Non vedo l'ora di vedere la prossima parte bravo!
 
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view post Posted on 22/2/2017, 23:13     +1   -1
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Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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Grazie, mi fa piacere che ti piaccia, Riko!
 
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view post Posted on 24/2/2017, 18:52     +1   -1
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Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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Ottava parte


L'intero gruppo uscì dalla tenda e si diresse verso l'uscita di Novac, ma furono fermati dal Sergente, che li raggiunse molto frettolosamente. Il dottore si volse verso di lui e tutti gli altri fecero altrettanto.

<< Dove state andando? >> Chiese confuso il Sergente, nel mentre le due guardie dell'RNC si contrapposero tra loro e l'uscita. Il Corriere gli scrutò con sospetto.

<< Ho una missione delicata da svolgere, Sergente >> aggiunse il dottore << Ti ho accennato qualcosa ieri sera >>

<< Lo so >> disse il sergente << Ma non voglio che corriate rischi inutili per questa ricerca. Il quartier generale mi ha ordinato di aiutarvi come posso: Uomini, armi e rifornimenti >>

<< Grazie Sergente >> rispose il dottore << Ma non mi serviranno. Ho tutto il necessario per intraprendere questa missione >>

Il sergente rimase in silenzio, guardando le due guardie immobili vicino all'uscita. Poi fece cenno con la testa di farli passare e i due militari lasciarono libero il passaggio.

<< D'accordo allora >> sottolineò il sergente << Informerò il quartier generale della vostra scelta, non vorrei che mi accusassero di negligenza >>

<< State sereno, sergente >> disse il dottore << Prima di partire ho informato chi di dovere. Tornate pure alle vostre mansioni >>

Il sergente fece il saluto militare e si congedò dal gruppo. Era chiaro che il Sergente quando venne per la prima volta a Novac, non sapesse nulla del dottore e delle sue ricerche. Il loro primo incontro non era stato delle migliori. Aveva trattato il dottore come un comune cittadino, anzi pure peggio. Ma ora che sapeva tutto, si comportava diversamente con lui. Come se il dottore fosse un suo superiore. Il corriere dall'altro canto, non poteva saperlo, ma l'avevo intuito.

Lasciarono Novac senza problemi e proseguirono lungo il sentiero sterrato. Attorno a loro solo deserto e innumerevoli pietre di varie dimensione si alternavano senza fine. Il paesaggio era secco e arido, solo un leggero venticello dava vita a quell'aria di desolazione.

Il gruppo proseguì senza problemi per quasi un chilometro, quando si imbatterono in un gruppo di sciacalli intenti a razziare un edificio malridotto. A pochi passi da loro, quattro cadaveri, più un bramino crivellato di buchi. Questi erano caduti in un agguato, ma il corriere l'aveva già capito.

<< Fate silenzio >> disse il corriere, facendo cenno di abbassarsi e tutti lo fecero << Ci sono degli sciacalli più avanti >>

Il gruppo seguì il corriere, mentre questo si nascose dietro un ammasso di rocce.

<< Come fai a saperlo? >> chiese il capo mercenario.

<< Perchè ha più percezione di te, idiota >> Sbuffò Ginevra. Il capo mercenario irritato, rimase in silenzio.

<< Dottore >> disse il corriere << Nasconditi tra queste pietre e non uscire fuori per nessun motivo al mondo, intesi? >> Il dottore annuì con il capo, come fosse un bambino.

<< Allora >> aggiunse il corriere, guardando i mercenari << Dobbiamo ucciderli se vogliamo proseguire >>

<< Non è meglio aspettare che se ne vadano? >> disse il capo mercenario, nel mentre Ginevra sbuffò nuovamente.

<< No, non se ne andranno >> rispose il corriere << Stanno cercando di insediarsi dentro quell'edificio e hanno lasciato i cadaveri per strada per attirare l'attenzione >>

Il corriere indicò con il dito i corpi senza vita ai mercenari << Guardate bene. I cadaveri hanno ancora tutto ciò che stavano trasportando. Li hanno lasciati li di proposito, proprio per attirare l'attenzione degli ignari viaggiatori >>

<< Si, quello che dici ha senso in effetti >> rispose il capo mercenario.

<< Perchè non dovrebbe esserlo? >> chiese Ginevra. Il capo mercenario aggrottò le sopracciglia, ma non rispose.

<< Allora >> disse il corriere << Dobbiamo circondare l'edificio e farli fuori. Io e Ginevra penseremo ad affrontarli a viso aperto, voi invece tenterete di circondarli senza farvi vedere e poi aprirete il fuoco >>

Il mercenario annuì e anche gli altri fecero lo stesso. Il dottore ascoltava il discorso, ma non ci teneva per niente ad aiutarli. Non era un combattente, l'unica cosa che sapeva fare era quella di scappare quando le cose si mettevano male.

I cinque Mercenari si allontanarono da loro e si sparpagliarono in diverse direzioni, spostandosi velocemente e silenziosamente da un masso all'altro. Il corriere e Ginevra invece, iniziarono a camminare lentamente verso i cadaveri. Uno sciacallo accortosi della loro presenza, si ritirò dietro il muro, seguito da altri sei sciacalli. Una volta raggiunto i corpi, il corriere si abbassò facendo finta di essere sorpreso, nel mentre Ginevra impugnava tra le mani il fucile da cecchino, pronta a uccidere. Gli sciacalli, come aveva sospettato il corriere, saltarono fuori, armati di mitra 9mm, pistola 9mm e qualche arma bianca, ma non si scagliarono subito addosso. Si fermarono a pochi passi da loro, finchè un uomo completamente calvo e con un pizzetto si fece avanti. In mano una mazza da baseball malridotta.

<< Dateci quello che avete e forse non vi uccideremo >> Urlò questo con aria divertita, nel mentre gli altri sciacalli iniziarono a ridere.

<< Va bene, non vogliamo problemi >> rispose il corriere alzando le mani, nel mentre Ginevra rimase impassibile.

Lo sciacallo guardò con aria di sfida Ginevra, poi disse << Mi piacciono le donne che fanno resistenza. Hanno un non so che di affascinante, sopratutto quando li squarto >> Tutti gli altri sciacalli scoppiarono a ridere.

Il corriere guardò Ginevra e lei annuì. Dopo qualche secondo lei aggiunse << Poveri idioti. Credete davvero che oggi sia il vostro giorno fortunato? >>

Lo sciacallo aggrottò minaccioso le sopracciglia << Stupida puttana! Chi ti credi di essere per venire a insultare me e i miei compagni, eh?! >>

Questo si volse verso i suoi compagni, per dare il segnale di ucciderli, ma un proiettile si conficcò dritto nella sua nuca ancor prima che potesse aprir bocca. Lo sciacallo cadde a terra in una pozza di sangue, nel mentre dal suo collo sgorgava sangue a fiumi. Ginevra, in un millesimo di secondi, gli aveva sparato con una velocità così impressionate, che nessuno l'aveva vista mentre prendeva la mira e sparava. Il corriere stesso, rimase stupito da quanto fosse successo, ma sopratutto dalle sua abilità.

Subito dopo si mise in posizione di combattimento e si scagliò, con il suo pugno potenziato e con gran furia, verso gli sciacalli che terrorizzati e confusi stavano aprendo il fuoco. D'un tratto da dietro i massi, altri colpi di fucili raggiunsero questi alle spalle e dai lati. In breve tempo tutti gli sciacalli caddero a terra uno dopo l'altro, con il corriere che disintegrava le loro teste. Uno sciacallo in particolare, tentò di darsela a gambe levate, ma Ginevra, con un colpo ben piazzato, gli fece saltare via le cervella.

Tutta la banda era stata sterminata.

Da dietro i massi uscirono i Mercenari che si complimentarono per l'ottima strategia del corriere e sopratutto, per l'abilità di Ginevra con il fucile da cecchino. Lo stesso capo mercenario fu come rapito dal talento di questa, non aveva mai visto nulla di simile in tutta la sua vita.

Poco dopo si diressero tutti insieme verso il dottore che aveva assistito alla scena.

<< Dove hai imparato questa abilità? >> disse il dottore a Ginevra, incredulo a ciò che aveva appena visto.

<< Non si impara >> rispose lei, mantenendosi sulle sue << c'è l'ho nel sangue >>

Il dottore sorrise, ma non forzò la discussione. Il corriere invece, iniziò sospettare che questa fosse una mutazione di qualche tipo. Nessuno umano aveva e poteva avere una velocità del genere. C'era dell'altro. Lo percepiva nello sguardo freddo e passivo di Ginevra
 
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view post Posted on 20/4/2017, 00:17     +1   -1
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Nona parte

Il gruppo procedeva a rilento. Avevano percorso diversi chilometri nel deserto del Mojave. Non avevano incontrato problemi rispetto la volta precedente. Il dottore era però pensieroso. Il corriere se ne era accorto, ma faceva finta di niente.

Raggiunsero un vecchio edificio malridotto per metà crollato, sembrava abbandonato. I mercenari controllarono l'interno, nel mente il corriere, Ginevra e il dottore rimasero all'esterno. Dopo una decina di minuti i mercenari uscirono dall'edificio.

<< L'edificio è libero >> disse il capo mercenario.

<< Ottimo >> rispose il corriere << passeremo qui la notte >>

<< Non credo sia una buona idea >> rispose il dottore ansioso.

<< Perché? >>

<< Siamo troppo esposti >> aggiunse questo << L'edificio è instabile. Potrebbe crollarci in testa da un momento all'altro >>

<< Preferisci dormire in mezzo ai Gecki? >> disse Ginevra.

<< No di certo, ma basta anche una granata per far cadere il tetto sopra di noi >>

<< Ti preoccupi troppo, dottore >> rispose il corriere << Nessuno si avvicinerà a questo luogo e se lo farebbero, beh, finirebbe davvero male per loro >>

Il dottore rimase in silenzio. Il gruppo entrò nell'edificio, sistemandosi in una stanza le cui finestre erano state sbarrate con delle assi di legno marce. I mercenari posarono per terra i loro zaini. Il dottore invece, posò la sua roba dall'altra parte della stanza, mentre il corriere posò tutto all'ingresso, dietro un bancone. Ginevra sparì totalmente, per poi ritornare senza zaino. Non si fidava di nessuno di loro. Aveva nascosto il suo zaino da qualche parte, lontano da occhi indiscreti.

Poco dopo la donna si avvicinò al corriere, che era appoggiato con la spalla sinistra, sotto l'arco della porta d'ingresso, con le mani conserte, intento a scrutare eventuali minacce.

<< Resterò io di guardia >> disse lei. Il corriere nemmeno si volse per parlargli.

<< Scordatelo >> rispose il lui.

<< Insisto >> la donna incrociò le braccia.

<< Perdi tempo >> tagliò corto il corriere.

<< Allora farò la guardia anch'io >> Ginevra serrò gli occhi in segno di sfida.

<< Riposa >> disse il corriere << Domani sarà una lunga giornata >>

Ginevra non disse nulla e si sedette su un pezzo di muro crollato, nel mentre il corriere rimase impassibile sotto l'arco della porta d'ingresso.

Nel frattempo il dottore finì di sistemare il suo zaino e stese per terra un sacco a pelo, nel mentre i mercenari discutevano tra loro. Il capo mercenario controllò che le assi del legno sulle finestre fossero abbastanza resistenti da non essere distrutte in caso di attacco. Non appena con la mano mise un po di forza sull'asse, questa si spezzò. Gli altri, attirati dal rumore, si voltarono verso di lui.

<< Abbiamo un serio problema >> aggiunse il capo mercenario, con l'asso di legno in mano.

<< Che vuoi dire? >> chiese un mercenario.

<< Dobbiamo mettere qualcosa vicino alle finestre. Queste assi di legno non reggerebbero a un attacco >>

I mercenari si guardarono tra loro, e infine, lo stesso mercenario che aveva parlato prima, rispose << Che dobbiamo mettere? >>

<< Mettete quegli scaffali contro le finestre >> disse il capo mercenario, indicandoli con il dito.

Mentre i mercenari facevano questo, il dottore si sedette sul pavimento con la schiena contro il muro. Aprì il suo taccuino degli appunti e si mise a leggere. Poco dopo prese un documento dal suo zaino e iniziò a scrivere sia sul taccuino che sul documento.

"Non so come finirà questo viaggio, ma voglio credere che finirà nei migliori dei modi. Sono ancora lontano dal mio attuale obbiettivo: I Lakelurk. Ancora non ho nulla in mano e in più ho aspettato l'ordine dai piani alti per intraprendere questa ricerca. Se fosse stato per me sarei partito mesi fa. Ora voglio credere, almeno questa volta, che le mie ricerche possano concludersi una volta per tutte, senza troppi intoppi. "

Il dottore continuò a scrivere, passando infine a riesaminare i suoi vecchi dati sui Lakelurke. Né era ossessionato. Voleva a tutti costi scoprire di più su questi mutanti. Anni fa aveva cercato di fare pressione ai suoi superiori a finché finanziassero queste ricerche, ma fu del tutto inutile. Credevano che fosse inutile sprecare tempo e risorse in una simile ricerca. Altre priorità andavano perseguite. La legione di cesar era una di queste. Con il passar del tempo alcuni scienziati appoggiarono le ricerche del dottore e così alcuni superiori finanziarono questa ricerca, ma alla fine ritirarono i loro tappi da questo progetto. Il dottore non seppe mai il motivo. Tutt'ora se lo chiedeva. Ma ora, dopo alcuni mesi, i suoi superiori gli avevano dato nuovamente il permesso, ma questa volta non era finanziato da nessuno. Tutti i tappi che avrebbe avuto come ricompensa, l'avrebbe ricevuti solo alla conclusione delle ricerche, ma su questo non aveva certezze.

Il capo mercenario, assieme ai suoi mercenari, finì di spostare gli scaffali.

<< Tornate pure ad oziare >> scherzò il capo mercenario << se vi vedo grattarvi le palle giuro che vi ammazzo >> continuò ridendo, ma i mercenari sapevano bene che non stava scherzando.

<< S-siamo sempre vigili, s-signore >> disse un mercenario con voce tremante.

<< Di questi tempi >> sorrise il capo mercenario << ritrovarsi con una pallottola in fronte non è molto difficile >>

Tutti i mercenari si guardarono e sorrisero. Era chiaro che era una minaccia. Tempo a dietro, il capo mercenario, uccise un suo uomo solo perché era andato a pisciare senza avvisare che lasciava la postazione di guardia. Prese la pistola e freddamente gli sparò in fronte, senza troppi fronzoli. Era risaputo che era un coglione, ma era altrettanto schizzato e questo impauriva i mercenari.

Dopo un po si congedò dai suoi uomini e si diresse verso il corriere, che era ancora lì. Ginevra era ancora seduta al solito posto. Guardò il capo mercenario con aria sprezzante, lui fece altrettanto.

<< Corriere >> aggiunse lui << Presto farà notte. Metto un mio uomo di guardia? >>

<< No >> rispose il corriere, senza voltarsi << Farò io la guardia >>

<< Dovete riposare >> disse il capo mercenario << Avete bisogno di riposo. Lasciate che se ne occupi un mio uomo >>

<< Non preoccupatevi. Questa notte faccio io la guardia >>

<< Okay, non insisto >> il capo mercenario si volse verso Ginevra << Anche lei farà la guardia? >>

Il corriere non rispose.

Il capo mercenario non disse più nulla per paura di far incazzare il corriere, così lo salutò, tornando dai suoi uomini.

Il sole lentamente calava, lasciando il posto all'oscurità. Tutto era piombato nel silenzio. Ogni tanto in lontananza si udivano i versi di alcuni Gecki o qualche sparo, ma finivano inghiottiti dal silenzio. Tutto era calmo. Solo il dottore creava un po di baccano nel mentre spostava un marea di fogli e documenti che erano per terra. Tutto era piombato nell'oscurità totale, finché il dottore non accese la sua lampada ad olio. La luce squarciò l'oscurità, illuminando debolmente la stanza.

All'ingresso invece, era tutto buio. Il corriere si era seduto su un cumulo di macerie con la sguardo diretto all'ingresso, mentre Ginevra era ancora seduta al solito posto, ma stavolta aveva il fucile da cecchino appoggiato sulle sue cosce. Nessuno dei due parlava e nessuno dei due si guardava. Tutto era calmo e oscuro.
 
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58 replies since 6/11/2016, 17:42   720 views
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