| Quarta parte
Il corriere e il Sergente, seguiti dai quattro soldati, si fermarono a pochi miglia da Novac. Il Sergente pareva perso nei suoi ricordi, estraniato dal mondo. Questi macellai gli ricordavano un gruppo di feroci assassini che aveva incontrato un anno fa, ancor prima di arrivare nel Mojave. Uomini da sguardi freddi e apatici, ma con il sorriso e la risata di chi adora o persino ama fare ciò che fa. E proprio come i macellai, quest'ultimi utilizzavano il machete per mutilare gli arti dei poveri malcapitati, con precisione chirurgica, poi cicatrizzavano le ferite degli arti amputati, e infine, legavano il corpo ancora in vita, senza braccia e gambe, su un palo, nel mentre da lontano facevano il tiro al bersaglio con delle freccette. Ci godevano, e come se godevano.
Il Sergente venne completamente avvolto da un brutto ricordo, un evento tetro avvenuto dentro il supermercato abbandonato. Era in avanscoperta, insieme a due giovani militari per cercare il soldato Ryan MCcarty, scomparso misteriosamente da ben due giorni. Era notte inoltrata, quando entrarono dalla porta di servizio. Non sapevano che l'edificio era occupato dagli uomini che la squadra Charlie-1 stava cercando da mesi. Gli uomini Machete o chiamati dagli abitanti del Vecchio Texas, Gli Squarta arti.
Il sergente si rese immediatamente conto che si era ritrovato in un covo di feroci assassini pronti a sbudellare qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro. I due soldati che erano con lui, iniziarono lentamente ad andare in panico, quando incominciarono a sentire il rumore sordo del machete che si conficcava, secondo dopo secondo, nelle carni della donna imbavagliata e legata sul tavolo. Questa strillava forte dal dolore e si dimenava cercando invano di liberarsi, ma il bavaglio attorno alla bocca, smorzava quasi del tutto le sue urla e nessuno poteva udirla fuori dell'edificio, nemmeno il Sergente c'era riuscito. Le risate malefiche e compiaciute degli uomini machete poi, echeggiavano da una parte all'altra della stanza, creando un suono che face rabbrividire persino il Sergente, oltre ai due soldati.
Quelli continuarono indisturbati a infierire su di lei e pezzo dopo pezzo, gli arti della donna furono mutilati e cicatrizzati. Il sergente osservò tutta la scena, nel mentre i due soldati si guardavano tra loro indecisi se scappare o rimanere con il Sergente.
Gli uomini machete non si accorsero della presenza di questi tre e appesero gli arti della donna su delle catene di un metro e mezzo, fissate sul tetto. Il Sergente poi, ordinò ai due soldati di mantenere la posizione e sgattaiolò dietro alcune casse. Voleva accertarsi del numero di uomini presenti nel luogo, prima di poter avvertire il quartier generale per un rastrellamento, ma rimase orribilmente colpito dal numero di arti mutilati che arredavano l'intera stanza. Erano un centinaio, forse di più. Poi l'odore, che fino a quel momento non si sentiva, se non una vaga puzza di muffa, lo travolse improvvisamente. Odore di carne in decomposizione, di sangue, di pelle bruciata. Era un misto confuso di odori insopportabili e disgustosi. Gli sembrò di essere in un mattatoio, con la differenza che qui scannavano le persone e non gli animali.Osservò per qualche secondo gli uomini machete, che ricurvi verso la donna, non facevano altro che deriderla crudelmente a pochi centimetri dalla faccia.
D'un tratto sentì un altro rumore sordo provenire dalla sua destra, poco dietro di lui. Non fece in tempo a voltarsi, che rotolando in modo irregolare e sgorgando sangue copiosamente, la testa del giovane soldato finì per urtare i suoi piedi. Il sergente sobbalzò dallo paura, e frettolosamente, alzò gli occhi verso la posizione dei due soldati. Il primo era caduto a terra in una pozza di sangue, che continuava a fuoriuscire dalla base del collo, simile a una piccola fontanella, nel mentre il secondo, scioccato da quanto fosse accaduto, rimase immobile, fissando l'uomo con il machete in mano, che in un nanosecondo gli staccò via la testa.
Il Sergente rimase impietrito. La gambe gli iniziarono a tremare e il tremolio si espanse velocemente lungo tutto il corpo. Il fiato e il battito del cuore, accelerarono, e infine, maledì la sua scelta di aver deciso di esplorare l'edificio. Perchè l'aveva fatto? Poteva continuare le ricerche del soldato scomparso anche senza perlustrare il posto. Perchè? Perchè?! Continuava a chiedersi come se fosse bloccato in un loop infinito.
I pensieri fluivano nella sua testa rimanendo in netto contrasto con la paura. Sapeva di essere il prossimo, ma per qualche strana ragione, l'uomo con il machete non l'aveva visto. Il Sergente non era nascosto bene e voltando un po il capo a sinistra, l'uomo l'avrebbe individuato, invece questo, fischiò, attirando l'attenzione degli altri, e dopodiché, rise a crepapelle, compiacendosi per ciò che aveva fatto.
Il Sergente indietreggiò di qualche passo, verso la penombra, sfruttando la zona buia dietro di lui, nel mentre questi presero i due soldati, compreso le loro teste, e li misero sui due tavoli. Iniziarono a ridere, come se stessero parlando, e poco dopo iniziarono a dilaniare i corpi. Uno di questi prese le due teste e strappò via occhi e lingua, poi impalò i due crani su due differenti aste di ferro arrugginite conficcate nel muro.
Il senso di colpa del Sergente strisciò lentamente fino a riempirlo. Era colpa sua, se quei due giovani soldati erano morti. Non avevano nemmeno vent'anni ed erano stati ammazzati nella maniera più violenta che questo nuovo modo poteva offrirti. Così giovani e immaturi, ma con una gran voglia di cambiare il mondo in meglio. Si erano arruolati nel RNC per questo, avevano fatto l'addestramento insieme, avevano condiviso la vita militare in tutte le sue sfaccettature e aiutato gli abitanti del vecchio Texas a vivere una vita più tranquilla e lontana dai pericoli che il nuovo mondo aveva generato. Credevano ciecamente nel loro piccolo sogno di creare una nazione in cui la gente si sentisse sicura e protetta, ma tutto questo era stato spazzato via da un machete, una singola arma in grado proteggere o uccidere qualsiasi essere vivente, umano e non. Avevano dato tanto e ricevuto poco... ed ora, non rimavano altro che brandelli di carne sparse ovunque e un forte ricordo impresso negli abitanti che gli erano eternamente riconoscenti. Vivi da uomo, muori da eroe! Fu l'unica frase che emerse dai cunicoli dalla testa del Sergente.
L'uomo lentamente strisciò fuori dall'edificio e si allontanò mettendosi in salvo. Poco dopo chiamò i rinforzi e questi, una ventina di uomini pesantemente armati, lo raggiunsero dopo quindici minuti. Raccontò tutto quello che era successo e si diressero verso il supermercato. Quando giunsero sul posto, circondarono il luogo e il Sergente notò un foglietto sulla porta principale dell'edificio. Lo prese e lo lesse.
"Credi che non ti abbia visto, soldatino?! Credi che siamo stupida? Lo credi davvero? Perchè io mi sono tanto divertita a dilaniare i corpi dei tuoi amichetti. Uno di loro si era pure pisciato addosso prima di morire AHAHAHAHAHAHAHAHA
Adieu mon ami"
Quell'odio profondo per quel messaggio, lo fece ritornare alla realtà. Il senso di colpa, l'impotenza, la vendetta e il desiderio di trovare quella donna che lo aveva deriso, gli dava un forte motivo per andare avanti, altrimenti, si sarebbe fatto un buco in fronte.
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