Fallout Forum

I rifugiati -LIBRO283-, Di Geros Albreigh Libri di Skyrim Lore

« Older   Newer »
  Share  
icon14  view post Posted on 11/4/2018, 12:55     +1   -1
Avatar

Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

Group:
Seguaci dell'Apocalisse
Posts:
3,796
Karma:
+4
Location:
Da qualche parte, nel subconscio della gente

Status:


I RIFUGIATI


DI GEROS ALBREIGH




L'odore della baia passava attraverso le pietre della cantina ed era un odore di sale e putrefazione. La stessa cantina aveva il proprio odore di vino divenuto aceto, di muffa e delle più esotiche spezie ed erbe che i guaritori avevano portato con sé per curare i feriti. Più di cinquanta persone erano ammassate in quel sotterraneo che una volta era stato il magazzino dimenticato del bordello sovrastante. I lamenti e i singhiozzi erano cessati per il momento e c'era una grande quiete come se l'ospedale fosse diventato una tomba di massa.

"Mamma", sussurrò un giovane Redguard. "Cos'era?".

La madre del ragazzo stava per rispondere quando si udì un altro fortissimo ruggito provenire dall'esterno e diventare sempre più potente, come se un'enorme bestia senza corpo fosse entrata nella cantina. I muri tremarono e dal soffitto cadde una pioggia di polvere. A differenza dell'ultima volta, nessuno gridò. Tutti attesero che quel rumore assordante passasse e fosse sostituito dal suono attutito della lontana battaglia. Un soldato ferito cominciò a sussurrare la Preghiera di Mara dal regno dei morti.

"Mankar", sussurrò una donna bosmer dal suo giaciglio, con gli occhi febbricitanti e la pelle bianca e madida di sudore. "Sta arrivando!".

"Chi sta arrivando?", chiese il ragazzo afferrando la gonna della madre.

"Secondo te, ragazzino? L'uomo dei dolci?", borbottò un Redguard brizzolato e con un solo braccio. "Camoran l'Usurpatore".

La madre del ragazzo lanciò un'occhiataccia al vecchio guerriero.

"Non sa quello che dice. È malata". Il ragazzo annuì. Di solito sua madre aveva ragione. Non era ancora nato quando la gente aveva cominciato a sussurrare che Camoran l'Usurpatore si stava avvicinando al villaggio e lei aveva raccolto le sue cose per fuggire. I loro vicini l'avevano derisa, gli aveva raccontato, dicendo che Rihad e Taneth lo avrebbero facilmente sconfitto. Anche suo marito, il padre che Lukar non aveva mai conosciuto, aveva riso di lei. Era la stagione del raccolto e la donna si sarebbe persa tutte le celebrazioni. Ma sua madre, Miak-I, aveva ragione. Due settimane dopo aver abbandonato il villaggio, venne a sapere che era stato annientato durante la notte e non c'erano sopravvissuti. Rihad e Taneth erano entrambi morti. L'Usurpatore era inarrestabile.

Lukar era nato e cresciuto nei campi profughi di Hammerfell. Non aveva mai avuto un amico per più di pochi giorni. Sapeva che quando il cielo diventava rosso verso occidente, avrebbero raccolto le loro cose e si sarebbero diretti a oriente. Quando le fiamme erano a sud, si sarebbero spostati a nord. Alla fine, dopo dodici anni passati tra un campo e l'altro, avevano ricevuto un passaggio attraverso la Baia di Iliac fino alla regione di High Rock e il baronato di Dwynnen. Laggiù Miak-I aveva promesso e sperato che avrebbero finalmente potuto vivere in pace per sempre.

Laggiù era tutto così verde da restarne abbagliato. A differenza di Hammerfell, in cui il verde era presente solo durante certe stagioni e in certi posti, Dwynnen era lussureggiante tutto l'anno. Fino all'inverno, quando cadeva la neve e Lukar ne aveva avuto paura la prima volta. Si vergognava a ripensarci adesso, in presenza di un vero pericolo, ma le nubi rosse della guerra, la puzza e il dolore del campo profughi, erano ormai così familiari. Adesso il cielo rosso si stagliava all'orizzonte della baia e si avvicinava sempre di più e Lukar desiderava che tornassero quei giorni in cui aveva pianto per un po' di bianco qua e là.

"Mankar!", gridò di nuovo la donna bosmer. "Sta arrivando e porterà morte!".

"Non sta arrivando nessuno", disse un giovane guaritore bretone avvicinandosi alla donna. "Calmati, adesso".

"C'è nessuno?", disse una voce dall'alto. L'intero sotterraneo restò senza fiato. Un abitante bosmer scese zoppicando le scale in legno in pessime condizioni con un volto amichevole che non poteva certo essere quello di Camoran l'Usurpatore.

"Mi dispiace avervi spaventato", disse. "Mi hanno detto che qui ci sono dei guaritori e che io potrei avere un piccolo aiuto".

Rosayna si affrettò a dare un'occhiata alle ferite sulla gamba e sul torace del bosmer. Scarmigliata ma ancora bella, era una delle favorite del bordello e aveva appreso le sue capacità di guaritrice insieme alle altre arti di maggiore pertinenza alla Casa di Dibella. Tolse con attenzione ma rapidamente la corazza in pelle strappata, le calze, le altre protezioni e gli stivali e li mise da una parte mentre esaminava le ferite.

Il vecchio guerriero Redguard li prese e cominciò a esaminarli. "Eri in guerra?".

"Nei pressi, diciamo", sorrise il bosmer mentre sussultava appena al tocco di Rosayna. "Dietro, di lato, davanti. Mi chiamo Orben Elmlock. Sono un ricognitore. Cerco di evitare le vere battaglie in modo da poter tornare indietro e riferire quanto ho visto. Un ottimo lavoro per chi non va pazzo del colore del suo sangue".

"Hzim", disse il guerriero stringendo la mano di Orben. "Non posso più combattere però posso riparare questa corazza se intendi tornare".

"Sei un esperto nella lavorazione della pelle?".

"No, diciamo che so fare un po' di tutto", rispose Hzim aprendo un piccolo contenitore di cera per preparare la pelle robusta ma flessibile. "Comunque avrei detto dalla corazza che eri un ricognitore. Puoi dirci cosa hai visto? Siamo qui sotto da mezza giornata ormai e non sappiamo nulla di quanto accade là fuori".

"L'intera Baia di Iliac è un enorme campo di battaglia sulle onde", disse Orben e sospirò profondamente non appena l'incantesimo di Rosayna cominciò a chiudere i lembi delle sue ferite lacerate ma poco profonde.

"Abbiamo bloccato l'invasione dalla bocca della baia ma stavo venendo dalla costa e l'armata dei nemici sta marciando lungo le Montagne di Wrothgar. Lì ho partecipato alla schermaglia. Nulla di sorprendente, spostare il fianco laterale all'interno mentre è in corso la battaglia frontale. È un giochetto che si trova nel libro di Camoran Kaltos sui trucchi e gli stratagemmi che Hart-King prese in prestito".

"Hart-King?", chiese Lukar. Aveva ascoltato in silenzio fino ad allora e aveva capito tutto eccetto quest'ultima cosa. "Haymon Camoran, Camoran l'Usurpatore, Haymon Hart-King, sono la stessa cosa, ragazzo. È un tipo complicato e ha bisogno di più nomi".

"Lo conosci?", chiese Miak-I dirigendosi in avanti. "Da quasi vent'anni, prima di tutta questa maledetta e sanguinosa faccenda. Ero il capo dei ricognitori di Camoran Kaltos e Haymon era il suo stregone e consigliere. Li ho aiutati entrambi a conquistare il trono di Camoran e a dare inizio alla conquista di... Ahi!".

Rosayna aveva smesso di curarlo. Con uno sguardo infuriato aveva invertito il suo incantesimo: le ferite chiuse e medicate si riaprirono e tornarono le infezioni. Lo trattenne con forza sorprendente mentre Orben cercava di ritirarsi.

"Bastardo", cominciò la cortigiana guaritrice. "Ho una cugina a Falinesti, una sacerdotessa".

"Sta bene!", disse Orben. "Lord Kaltos ci teneva molto a non fare del male a chi non rappresentava una minaccia...".

"Non credo che il popolo di Kvatch sarebbe d'accordo con questa affermazione", disse freddamente Hzim. "Era orribile, la cosa più atroce che abbia mai visto", annuì Orben. "Kaltos pianse quando vide ciò che Haymon aveva fatto. Il mio signore fece di tutto per fermare quello scempio, supplicando Hart-King di tornare a Valenwood. Ma lui si ribellò a Kaltos e noi fuggimmo. Non siamo vostri nemici e non lo siamo mai stati. Kaltos non poté fare nulla per evitare l'orrore che l'Usurpatore ha seminato nell'occidente coloviano e a Hammerfell e ha combattuto per quindici anni per impedire altre stragi".

Il ruggito bestiale attraversò la cantina una seconda volta, più potente della prima. I feriti non poterono fare a meno di gemere di terrore.

"E quello cos'è?", chiese ironica Miak-I. "Un altro dei trucchetti di Camoran Kaltos rubati dall'Usurpatore?".

"Infatti, è proprio un trucco". Orben gridò sovrastando il rumore. "È un fantasma che utilizza per terrorizzare la gente. Quando all'inizio il suo potere era in ascesa dovette utilizzare la tattica della paura e ora deve farvi di nuovo ricorso perché il suo potere sta svanendo. È per questo che gli sono occorsi due anni per conquistare Valenwood e altri tredici per conquistare solo in parte Hammerfell. Senza offesa a voi Redguard, ma non è stato solo il vostro coraggio a tenerlo a distanza. Non ha il sostegno di cui godeva prima da parte del suo maestro...".

L'eco del ruggito divenne più intenso e poi si interruppe di nuovo.

"Mankar!", gemette la donna bosmer. "Arriva e distruggerà tutto!".

"Il suo maestro?", chiese Lukar mentre Orben rivolgeva lo sguardo alla donna bosmer e al suo giaciglio insanguinato.

"Chi è?", Orben chiese a Rosayna. "Una degli scampati alla vostra amichevole guerricciola a Valenwood prima che tu e Kaltos cambiaste fazione, ovviamente", rispose la guaritrice.

"Credo che si chiami Kaalys".

"Per Jephre", sussurrò Orben zoppicando verso la donna e spostandole i capelli sporchi di sudore e di sangue dal viso pallido. "Kaalys, sono Orben. Ti ricordi di me? Come sei arrivata qui? Ti ha fatto del male?".

"Mankar!", gemette Kaalys.

"Non dice altro", disse Rosayna.

"Non so cosa significhi", disse Orben accigliato. "Non l'Usurpatore, anche se lo conosceva pure lei. Molto bene. Era una delle sue favorite".

"Le sue favorite, tu, Kaltos, lei, tutti sembrano ribellarsi a lui", disse Miak-I.

"Ecco perché cadrà", replicò Hzim.

Dei passi di uomini in armatura risuonarono sul soffitto e la porta della cantina si aprì. Era il capitano delle guardie del castello del Barone Othrok. "I porti sono in fiamme! Se volete salvarvi dovete rifugiarvi al Castello di Wightmoor!".

"Abbiamo bisogno di aiuto!", rispose Rosayna, anche se sapeva che le guardie erano impegnate con la difesa e non potevano aiutare a trasportare i feriti al sicuro.

Con l'aiuto di dieci guardie e dei più forti tra i feriti la cantina venne svuotata mentre le strade di Dwynnen si riempivano di fumo e il fuoco cominciava a diffondersi nel caos generale. Era stata una sola palla di fuoco a colpire i depositi mentre veniva lanciata maldestramente verso il mare, ma i danni sarebbero stati tremendi. Alcune ore più tardi, nel cortile del possente castello, i guaritori poterono sistemare i giacigli e riprendere a curare le sofferenze di quegli innocenti. La prima persona che Rosayna trovò fu Orben Elmlock. Anche se le ferite erano state riaperte, aveva aiutato a trasportare due feriti nel castello.

"Mi spiace", gli disse mentre imponeva le sue mani curative sulle ferite di Orben. "Ho perso il controllo. Ho dimenticato di essere una guaritrice".

"Dov'è Kaalys?", chiese Orben.

"Non è qui?", chiese Rosayna guardandosi intorno. "Deve essere fuggita".

"Fuggita? Ma... non era ferita?".

"Non era in buone condizioni, ma le puerpere possono sorprenderti con quello che sono in grado di fare una volta che è tutto finito".

"Era incinta?", esclamò Orben.

"Sì. Non è stato un parto complicato, alla fine. Teneva il bambino tra le braccia l'ultima volta che l'ho vista. Diceva che ce l'avrebbe fatta da sola".

"Era incinta", Orben mormorò ancora.

"L'amante di Camoran l'Usurpatore era incinta".

La notizia che la battaglia era terminata si diffuse velocemente nel castello e, cosa ancora più importante, la guerra era finita. Le forze di Haymon Camoran erano state sconfitte in mare e sulle montagne. Hart-King era morto. Lukar guardò dai bastioni le oscure foreste che circondavano Dwynnen. Aveva sentito di Kaalys e immaginava una donna disperata in fuga verso l'ignoto con il suo neonato tra le braccia. Kaalys non avrebbe avuto dove andare e nessuno che proteggesse lei e suo figlio. Sarebbero stati profughi, proprio come lui e Miak-I. Ripensandoci gli tornarono in mente le sue parole. Sta arrivando. Sta arrivando e porterà morte. Distruggerà tutto. Lukar ricordava i suoi occhi. Era malata ma non impaurita. Di chi parlava se Camoran l'Usurpatore era morto?

"Non ha detto altro?", chiese Orben.

"Mi ha detto il nome del bambino", rispose Rosayna. "Mankar".
 
Top
0 replies since 11/4/2018, 12:55   28 views
  Share